Il momento conclusivo
Il momento conclusivo, la proclamazione del tuo passaggio, con la conseguenza accoglienza per la tua nuova vita, l'avrai solo glorificando il maschio
Michela è una trav. L'ho conosciuta un anno fa, tramite Facebook. Anche io mi travesto da donna, ma mentre io mi limito a mettere qualcosina, lei è proprio bella. E non solo per il corpo, anche per i tratti del viso, per la voce. Spesso penso che stia facendo la transizione, ma lei sostiene sempre di non essere una trans.
Ci vediamo spesso a casa sua. Appartamento nella periferia di Roma, dove tutti si conoscono, ma nessuno si frequenta.
Mi aspettava per le otto, per cena. Porto del vino. Lei è sempre bellissima e curata. Mi riceve in gonna e maglioncino. Capelli mossi, trucco perfetto.
Questo week end lo passo da lei. Mi ha subito depilato. Mi piace il mio corpo senza peli, torna più giovane. Ci ha messo un sacco di tempo ad armeggiare su di me, disteso su un lettino per massaggi, il mio cazzo è duro come un sasso.
"Bene, tienilo così, posso depilarti anche le pallette"
Insomma, alla fine sono completamente pulito.
Su una sedia ci sono i vestiti. Io contribuisco sempre negli acquisti, ma credo che lei spenda molto di più.
Subito infilo il reggicalze. "Bello, è nuovo?"
"Preso qualche giorno fa".
Non ha i soliti gancetti per le calze, ma quelli usati per le bretelle, così si possono attaccare anche le calze autoreggenti. Le autoreggenti hanno una gomma sotto la balza, e questo rende difficile mettere i gancetti normali dei reggicalze.
"Queste, le metti dopo" mi dice con le mutandine in mano vedendo che ho il cazzo durissimo. Ho sempre paura che si smosci, ma da Michela non è mai accaduto.
Continuo a vestirmi: calze, reggiseno, poi metto le scarpe. E' sempre un momento stupendo quando vedo alzarsi il livello della mia femminilità. Camminare dritta, fare attenzione a come si mettono le gambe quando ci si siede. Entro in un'alta dimensione.
"Lallo, come sei bella, dai, mettiamo la parrucca"
"Grazie Michela"
Mi sistema la parrucca, taglio a caschetto.
"Ora, Lalla, sei proprio bella".
Andiamo allo specchio.
E' vero, mi vedo bella. Credibile. Se non fosse per il cazzo che è sempre durissimo, sarei una bella donna.
Ma rispetto a Michela, sono una travellona. Lei è bella, e non solo per il fisico, per le tette, taglia seconda ma perfettamente armoniche con il suo fisico. È bello il suo viso. Dolcissima.
"Michela, sei bellissima", mi avvicino e l'abbraccio. Lei si avvicina, i nostri corpi aderiscono. Non mi godo l'abbraccio. Penso sempre al mio pene, spero che non perda l'erezione. Mi aggredisce la paura che accada e mi avvento su Michela. La giro, lei oppone un po' di resistenza. "No, non così, dai..." con un tono fra il piagnucoloso e l'implorante. "Ti voglio Michi". Forse capisce, mi mette un preservativo e in un lampo sono dentro di lei. E in un lampo esco. Moscio, con la sborrata nel preservativo.
"Non è necessario essere così irruente" Mi sussurra, i nostri visi sono vicinissimi.
Mi dispiace, vorrei essere stato più delicato, più attento. So che entrando così velocemente le posso far male.
"Michi, ho paura di perdere l'erezione, che tutto finisca"
"Dai, non ti devi preoccupare" Mi bacia, languidamente, dolcemente. "Perché non ti pulisci un po' e finisci di vestirti, ti va?"
Faccio come mi ha detto, prendo dei fazzolettini umidificati, mi pulisco il pene, e mi infilo le mutandine. Lei intanto si sistema il maglioncino e la gonna. Nella foga non mi sono accorta che aveva una sottogonna, o una sottoveste.
Poi mi passa una camicetta chiara, ed una gonna scura. Ora siamo due amiche che si sono viste per passare un pomeriggio insieme, chiacchierando, magari scambiandosi qualche malignità.
"Sai, che sei bellissima, e quel coso non ci darà fastidio, giusto?" Mi mette le mani fra le gambe, ma non c'è reazione da parte mia. Mi sussurra "Ora il tuo femminile è emerso e ha preso il sopravvento, ora sei più donna. Non stai meglio?".
Mi bacia ardentemente. Io provo piacere nel suo bacio, nel suo corpo che si stringe a me. Nelle calze delle nostre gambe che si strofinano, i nostri seni posticci che si intralciano. Lei si scosta un po' ci guardiamo negli occhi. Le bacio il collo e lei si lascia andare.
Bacio, lungo, caldo, umido. Si scosta. "Dai, girati"
Sì, è il segno, è il momento. La prima volta che me lo disse non capii, lo feci e basta. Ora credo che quella prima volta l'ho sempre attesa, che adoro quando si ripete. Mi giro. Mi alza la gonna, mi sfila le mutandine di pizzo e sento l'umidità della crema fra le mie natiche. Poi inizia ad infilare delicatamente il plug. Ma non è quello dell'altra volta. Sento che lo spinge, ma mi fa male, si accorge di qualcosa, si ferma e sento che mantiene la posizione.
"Tranquilla Lalla, rilassati, sta tranquilla"
Una spinta ed entra tutto. Lo sento immenso e mi ha fatto male. Nonostante sia stata tranquilla, come lei mi suggeriva.
"Mi fa male" piagnucolo.
"Un po' devi soffrire, ma ora senti dolore?"
"Sì, mi fa tanto male" continuo a piagnucolare, in piena regressione infantile.
"Povera cara, passerà e non potrai più farne a meno. Tranquilla, passerà, e sarai sempre più pronta, sempre più aperta"
Sì, voglio essere pronta, voglio essere aperta, voglio superare questo mio ostacolo mentale.
Ma ostacolo per cosa?
Ho paura della risposta. Ho paura della verità
Dalla prima volta è passato un po' di tempo.
Sì, intendo dalla prima volta che mi ha penetrata con un plug. Prima piccolo, poi quello medio.
Ora non mi fa più male. Quando vado da lei è diventato parte del rituale: depilazione, pulizia anale, vestizione e plug. Poi passiamo la serata a farci coccole, baciarci, vedere un film... quasi non ci ho fatto caso, ma non mi si drizza più. Lei qualche volta si dedica e mi fa sborrare, come io lo faccio con lei. In questo le sto somigliando sempre di più. E mi piace non avere più questa esigenza dell'erezione, del dover dimostrare la durezza del mio cazzo. Mi piace che non si drizzi più.
E oggi se ne esce con: 'Il momento conclusivo, la proclamazione del tuo passaggio, con la conseguenza accoglienza per la tua nuova vita, l'avrai solo glorificando il maschio'
Credo di immaginare cosa voglia dire. Di averne paura. Di avere paura di quanto lo voglia e che, forse, l'ho sempre voluto.
Sì, è come se si fosse aperta un'altra porta nel mio ipotetico appartamento mentale: l'incontro con un maschio.
Un vero maschio dominante, un maschio a cui fare tutto, a cui sottomettermi.
Ho sempre scartato questa eventualità. Ho sempre pensato che mi avrebbe dato fastidio saperlo gongolante del sentirsi superiore per l'avermi scopato. E del dolore che avrei potuto provare.
Michela mi riceve, dolce e ospitale come sempre. Porta una vestaglia nera, trasparente. Si vede che sotto ha solo reggiseno e mutandine.
"Ciao Lalla, dai, cambiamoci subito"
"Hai fretta? Forse sono arrivato in un momento poco opportuno?"
"Ma no, avevamo appuntamento, dai, vieni di qua e cambiati"
Forse la tensione, sì, sicuramente la tensione... non mi eccito. Entro in soggiorno che sono già al femminile, lei arriva e porta per mano un uomo.
Mi sento di venir meno sui tacchi.
Come sarebbe a dire, chi è lui.
Michela mi presenta subito "Lalla, lui è Ivo. Sì, sarebbe Ivano, ma lo vedo un po' troppo da film di Verdone".
"Ivo, ti presento Lalla, è una mia buona amica"
Ivo si avvicina, io gli porgo la mano. Delicatamente, un po' molle, come farebbe una donna. E lui, come se davanti avesse avuto una donna, la porta alla bocca, sfiorandola, e la bacia.
E' un momento stupendo. Mi guarda, e mi sento bella. Mi sento donna. Mi guarda come mi guarderebbe un uomo. Mi sento proiettata in un'altra dimensione.
Ci accomodiamo sul divano. Non devo più recitare la parte del maschio, che sa sempre cosa dire, che sa sempre cosa fare. Sono libera di essere me stessa.
Lui si avvicina a me. Sento il suo calore. Sento il suo profumo. Mi abbraccia. Accade una specie di magia. Mi sento sicura fra le sue braccia. Mi sento accolta, protetta. Che mi sta accadendo? Ho sempre pensato che non mi sarebbe piaciuto, che mi avrebbe fatto senso l'abbraccio di un maschio. Invece è bello. E in mente ho solo una cosa: farlo felice usando il mio corpo.
Mi chino, gli apro i pantaloni. Lo bacio nella sua intimità.
Che inutile eufemismo: gli succhio il cazzo avidamente. Lo lecco e me lo faccio entrare in bocca, in gola. Mi viene da vomitare. Ma non demordo. Lo voglio dentro.
Lui mi spinge sulla testa e mi impedisce di allontanarmi. Sono felice che lui mi tenga, che mi costringa a tenerlo in bocca, fino in gola, contro l'istinto di allontanarmi.
Ma sto per soffocare e mi libera.
Nel rantolo credo che io dica qualcosa tipo "sì".
Ma lui mi rivolta sul divano. E sento qualcosa di caldo, intenso, fra le mie natiche. E' appena poggiato. Ma non mi basta. Sono io a spingere. Lo spingo per farlo entrare. E' duro, caldissimo ed entra in profondità. Non trova nessun ostacolo. Credo che duri qualche attimo, poi sento uno spruzzo dentro di me. So cosa ha fatto, so cosa accadrà. Lo so perché a me è sempre successo lo stesso, ma quando ero io a sborrare.
Perdo i sensi.
"Glorificalo, accudiscilo, proteggilo, lui è il nostro padrone"
Michela mi sussurra queste parole sorridendo e, mi accorgo, che tengo Ivo dentro di me, un'altra volta. Ha ricominciato quando ero priva di sensi.
E sono felice di averlo. Sono felice che sia mio.
Sì, lo voglio glorificare. Sono sul divano, adagiata su un lato, le gambe ripiegate e lui che mi scopa ancora. Non lo so spiegare, sono felice di esistere per qualcuno e non che qualcuno esista per me.
Ivo è andato via, sono sola con Michela. Sto bene. Il mio culo è slabbrato, quando mi sono lavata ho sentito chiaramente com'era aperto. Non è vero che non ci si possa mettere sedute, o che si cammini piegate. Forse lo devo a Michela, alla preparazione a cui mi ha sottoposta.
"Lalla, come ti senti?"
Credo che legga tutto nella mia espressione.
"Bene Michi, stupendamente bene"
"Sono felice!" Si avvicina sorridendo, mi abbraccia e mi bacia. "Sei una sorella, sei entrata in un mondo stupendo, vedrai come sarà tutto meraviglioso da oggi in poi".
E sono entrata in questo mondo. Un mondo dove usiamo i maschi, li facciamo godere, loro si sentono vittoriosi, forti. Ci piace che si sentano così. Ci piacciono i loro abbracci, i loro baci ma, dopo la sborrata, ci piace vederli andare via tronfi e inutili, lasciandoci sole, padrone della loro eccitazione, del loro piacere e felici.
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