Marcella

 

Sabato, non passa mai. Sono i periodi più lunghi per un'amante. L'amato sta con la famiglia, lui si fa le uscite fuori porta, si gode i figli, e l'amante vive la sua solitudine, in attesa. 

Un suo messaggio? un commento su Facebook? Sono il massimo che può avere un'amante.

Sono anni che non entro in un pub. E' la serata giusta per ricominciare. L'ambiente è esattamente come quello dei pub molto di moda negli anni 90. Finti e fumosi allora, solo finti ora che non si può più fumare. Senza fumo mi sembra che manchi qualcosa. Mi avvicino al bancone, chiedo una birra scura. Mi porta la birra, e mette i salatini vicini.

Entra e si piazza vicino a me, una rossa. Capelli ricci, stupendi. Lentiggini, 40 anni portati splendidamente. Il suo profumo arriva un istante dopo di lei e riempie il vuoto del divieto di fumare.

Tutto il pub, da copia mal riuscita di un Irish pub, diventa una cornice calda e accogliente per la sua figura leggera e profumata.

Ordina una birra chiara.

Mi dico che al massimo rimedio un vaffanculo, ma tanto devo andare via.

"Posso offrire io?"

"Ma esci da un film degli anni 30?". Accento del nord, con la r arrotata. Adoro le voci con qualche difetto.

Negli occhi ha un fuoco che non avevo potuto vedere prima. "Sono solo, e non mi piace; se vuoi, beviamo insieme, mica ti ho chiesto di sposarmi"

"Ma sì, mi mancava solo di essere rimorchiata da un provolone da bar."

Mi giro verso al barista, gli metto 10 euro sul tavolo e faccio per andare.

"ehy, sto scherzando, quanto siamo permalosi!"

Ci mettiamo ad un tavolo, ci presentiamo, un classico da scuola del rimorchio. Anche se non so se io ho rimorchiato lei o lei me. Parliamo del nostro lavoro. Ma scivoliamo subito ai viaggi, a quando eravamo bambini, scopriamo di aver fatto la stessa università.

Sapete, ci sono quei posti dove si incontrano persone per 3 minuti. In 3 minuti il nostro corpo, la nostra mente, sa già se la persona che ha davanti è simpatica o meno. Forse non sono 3, sono 5, ma è vero. Lei mi stava veramente simpatica. Parla a raffica, ad ogni parola muove la sua chioma rossa e non riesce star ferma sulla sedia.

"Spiritosa, allegra; oggettivamente bella, e sola il sabato sera?" Sembrò che qualcuno le avesse di colpo levato le batterie. "Siete tutti stronzi voi uomini, siete delle merde". "Vero, hai ragione, potrei dire che non siamo tutti uguali, ma non servirebbe"

"Hai ragione, non servirebbe"

"Vediamo se indovino. Lui ti promette ogni lunedì che la lascerà, che ti sposerà che però ci vuole tempo..."

Dallo spento passa al meravigliato e subito dopo all'incazzata nera.

"Sì, hai riassunto bene, anche tu ti sei comportato così? e con quante?" sprezzante, con tono di sfida.

"Sto nella stessa tua situazione, quasi, e conosco il tipo di persona"

"E nel caso tuo che ti ha detto, che lascerà il marito, ma ci sono i figli e ci vuole tempo, e così pure tu sei qua che cerchi solo una sbornia?"

"E' un po' più complicato, e non so esattamente come dirtelo." "No come dirlo c'è solo un modo, ho paura che tu possa saltare alla conclusioni, dare etichette..."

"Dai, non la fare lunga".

I suoi occhi immensi brillano, sono magnetici, e hanno la capacità di coprire occhiaie rughette e ogni altra imperfezione. Se le dico tutto poi scompare, e non la voglio perdere. Ma lei non è mia.

"La situazione è molto semplice, c'è quest'uomo, molto bello, molto ammirato da un sacco di donne del suo ufficio, che ogni giovedì sera va a casa di una persona, e lì si cambia, si veste da cameriera e le fa i servizi in casa. Alle volte da cameriera, altre da escort. Quest'uomo si eccita a essere sottomesso dalla sua padrona."

"Ho sempre trovato queste cose squallide."

"Immaginavo."

"E tu saresti l'uomo bello?"

"No, io sono la padrona."

Si spegne l'ultima fiammella di magia, il pub torna ad essere un luogo finto, freddo. Lei mi guarda senza più luce; solo ora capisco che ho un maledetto bisogno di quella luce. Finito tutto, come le altre volte.

"Ok, è stato un piacere bere insieme a te".

"Dai non fare così, ma sai che mi frega di quello che fai a casa tua". E' ricomparso il sorriso, ma lo sento diverso.

Continua, "sono stata agganciata in un pub, in piena crisi di solitudine da un pervertito, questa sì che è da mettere fra le storie vissute".

"Non sono un pervertito."

"Dimmi cosa sei, ma ti avviso, che alla prossima birra non sarò più in grado di capire nulla"

"Tu sei un'alcolizzata?"

"Che cazzo c'entra tu ti vesti da donna e fai la padrona, ad uno stronzo, come ti devo chiamare?"

"Come ti pare, ma tu sei qui e ingoi birra come acqua, come ti devo chiamare?"

"Senti, fa come ti pare, ma cazzo, mi piaceva parlare con te, porca puttana" Fa per andare via "potevamo anche finire a scopare, che iella, mi piaci proprio, ma io non le faccio quelle cose"

"Aspetta, dove vai, non ti reggi in piedi, e quelle cose quali? "

"Non vi legate, frustate, mangiate la merda ... e magari vi pippate pure le ceneri di vostra madre, che cazzo ne so, sto bene e vado dove mi pare" Ricade sulla sedia.

"Come sei venuta? Ti chiamo un taxi per andare a casa."

"Non voglio, non voglio un cazzo di taxi, non voglio tornare a casa, preferisco dormire sotto questo tavolo"

"Senti, rimaniamo un altro po' a parlare, non è tardi, mangiamo qualcosa, e ti riaccompagno a casa, ok?"

Si mise a ridere in modo scomposto

"Ma allora è vero che tutti gli amici delle donne, sono frocetti, ahahahahah" guarda altrove, come se non parlasse più con me.

"Sei proprio stronza, mangia"

"Non voglio mangiare, voglio vedere come fai la padrona" strisciando la prima a.

"Sei sbronza"

"Ok, mi calmo mi calmo, dammi un minuto". Si poggiò sul tavolo, quasi tramortita.

 

 

La notte porta consiglio, ma guadagnarsi il diritto di dormire diventa sempre più difficile. Il mio divano è comodo, lo presi comodo perché sognavo di poter passare pomeriggi a guardare film in TV. Forse l'avrò fatto due o tre volte.

Vado in cucina mi piace il profumo di pulito e di ordinato. La signora pulisce sempre bene.

"mi hai scopato?"

Mi giro di scatto, la sua voce è rasposa, il suo trucco completamente disfatto, scarmigliata. 

Mentre metto il caffè anche a lei.

"No, siamo rimasti puri come lo eravamo ieri"

"Ma hai messo qualcosa nella birra?"

Sembrava che avesse pianto.

"Erano solo troppe. Lì c'è lo zucchero, fai come se fossi a casa tua".

Vado sul divano e mi metto a vedere la tv.

"non ricordo cos'è successo ieri sera, mi sento come se ti dovessi essere grata e ti dovessi chiedere scusa".

"Tranquilla, era solo troppa birra. Hai perso i sensi e avevo due scelte, portarti in ospedale oppure farti passare la sbornia a casa mia. Non è stato difficile portarti, sei leggerissima, e se ti guardi un attimo, vedrai che ti ho solo infilata sotto le coperte.".

"Sono ridotta uno schifo, mi posso sedere vicino a te?"

"Certo, ma ti ricordo che per te ieri ero un pervertito"

"Cazzo, scusa"

"Figurati, non sei la prima"

"non sapevo che cazzo dicevo"

Silenzio. Il TG parla delle solite cose, Berlusconi, Bersani, Bossi... 

Guardo senza vedere, lei è vicina a me, buttati sul divano, più sgualcita di uno straccio per lavare a terra. Io come lei.

"Bella casa, e pure ordinata. Vivi solo?"

"Sì..."

"In genere le case degli uomini sono un gran casino e puzzano."

"Mi piace la pulizia, in ogni caso c'è una signora che fa molto, io non sarei capace".

"Non vedo una casa così da quando sono andata a vivere da sola" Guardava meravigliata, stupita. Cosa intendeva da quando era andata a vivere da sola? Già, appartamenti condivisi, disordine e chissà cos'altro.

"Ma dai! Su, diamoci una mossa. Ti accompagno a casa? Forse vorrai cambiarti?"

Si gira su un fianco, assumendo quasi la posizione fetale sul mio divano. Piccolina di statura, sembra ancora più piccola. "Non mi va di andare a casa, di stare da sola"

"Ieri, già, accennavi ..."

"E' fredda. Sono stanca di quella casa."

"Ok, ma ti vorrai cambiare, oppure fare una doccia. Lo puoi fare anche qui, non è un problema, ma poi i vestiti... lo spazzolino da denti"

"Basta, basta, ho capito e ovviamente hai ragione." quasi piagnucalante. "Ma sto bene qui, sul tuo divano è non mi va di fare nulla. Se ti vuoi liberare di me, non temere di dirmelo, per quanto tu possa essere duro, ho trovato persone che mi hanno trattata peggio"

"Ieri sera sono stato benissimo, non mi voglio liberare di te"

"Non è che mi fai una dichiarazione, sai che sono impegnata." Tirò fuori il suo sorriso che mi piaceva.

"Impegnata? Mi sa che abbiamo un sacco di scheletri nell'armadio, tutti e due, intendo"

"Mentre tu hai capito tutto di me, io non ho capito un cazzo di te. Com'è sta storia della padrona?"

"Premessa: non mi drogo, non mangio merda, non pippo le ceneri di nessuno, né altre cose illegali."

"ahahaha, scusa, sono stata proprio una stronza e non sei il primo gay che conosco"

"... e non credo neanche di essere omosessuale."

"Boh, allora comincia a dirmi cosa sei." "se ti va" aggiunse con dolcezza.

"C'era una volta, tanti anni fai..."

Le raccontai tutto; lo faccio spesso in chat, quando mi trovo a parlare con "amici" nuovi.

Indosso abiti da donna da quando avevo 13 anni, poche cose all’inizio, di mia madre. Poi crescendo ho capito che non cercavo rapporti con altri uomini, mi piacevano le donne e vestire da donna mi faceva eccitare. Crossdresser, parafila per l'abbigliamento. Alcuni schedano con 'feticista'. Altri ancora mi hanno detto  'che cerco solo di colmare le mie esigenze affettive, carenze da parte dei genitori'. Poveri, loro mi hanno dato tutto quello che potevano e che avevano. Ma alle volte le esigenze vanno oltre.

"Ok, scusa se banalizzo" il suo accento milanese con la erre arrotata mi affascinava sempre di più. "Vai con uomini, lo prendi ... scusa..."

"Sodomia se vuoi usare un termine carino, se vuoi sapere se l'ho fatto, se l'ho mai preso al culo, sì; se mi è piaciuto rispondo alle volte sì altre volte no, e che questo non è di per sé essere gay; ti posso dire che il piacere anale esiste in tutti, quindi non rende diversi il provarlo o meno. Rende diversi il cercare l'affettività di alcune persone più che di altre."

"Quindi ti vesti da donna per farti le seghe?"

"Spesso capita, ma capita anche se non indosso. Ti dà fastidio che ti dica queste cose?"

"No, insomma, non sono cose tue, a me che mi frega, non posso giudicare". 

"Sì è così, ma sento che c'è qualcosa che ti allontana. Non so come ti posso spiegare. Temi qualcosa?"

"ma che dici, che vuoi che me ne freghi", ma si chiudeva in sé sempre di più.

"Vieni che ti mostro"

"Ehy, non faccio cose strane!"

"Ti voglio mostrare il mio armadio con i miei scheletri, che pensavi? Vedi che ho ragione?"

"Andiamo" ride, è garrula, mi sento leggero!

Apro l'armadio, da una parte gli abiti normali, tutto in perfetto ordine, dall'altra gli abiti da donna.

"Il tuo ordine mi spaventa"

"Guarda questo se ti piace"

Un vestito rosso, di seta, lungo, senza spalline. Lei lo prende. Lo tiene alto per la stampella guardandosi allo specchio e con l'altro braccio lo tiene in vita.

"E dove ci vai con questo, è bellissimo!"

"Da nessuna parte.  Sta bene con i tuoi capelli"

"Magari se li potessi pettinare"

Guarda tutti i miei vestiti, i cassetti con l'intimo. Mi piace tenere ordinati i reggiseni, le mutandine, i bustini. 

"Hai cose molto belle, un po' da signora perbenina ma belle"

"Dai, ora parlami di lui. Veramente pensi che lasci la famiglia e ti sposi?"

Scese un velo sul suo sguardo

"Ok, ti faccio vedere i miei scheletri, ma sono meno belli dei tuoi"

"Racconta"

"Niente, come hai detto tu, la solita storia. Io sono la sua amante. Lavoravamo insieme. poi dopo un po' che è cominciata la storia ha detto che era meglio che io cambiassi gruppo per evitare problemi al lavoro. Ci vediamo quando possiamo, la sera lui lavora sempre fino a tardi, e non è strano per la moglie che non torna per cena. All'inizio è stato meraviglioso. Anche vivere nel segreto era eccitante. Ora mi rompe le palle in una maniera incredibile. Viene a casa mia, scopiamo, e va via. Manca solo che mi lasci i soldi sul comodino, poi sarei come una puttana. Casa mia è piena di roba sua. Il bagno! Non capisco perché tutte quelle creme del cazzo le tiene da me. Alle volte è quasi peggio di una donna. Per non parlare dei vestiti, e dei cosiddetti regali. Mi regala cose da ragazzina, pupazzetti, peluche, cuscini a forma di cuore. All'inizio mi faceva piacere. Lo amavo, mi amava? Non ricordo un cazzo di quello che provavo. Ora è una sorta di abitudine.

Come odio tutta quella merda. Ho 41 anni e mi regala un orsacchiotto, vuole che mi depili, non gli piacciono i peli. Ok a tutto. Non ne posso più.

Ho bisogno di bere"

"Ferma, seguimi. "

Le verso da bere un bicchiere di acqua minerale e le preparo un tramezzino con del salmone

"Che ci dovrei fare?"

"Mangia qualcosa, ti ascolto e no, non ho nulla da bere"

"Peccato, era una bella casa"

"E' una bella casa." enfatizzo con la voce la è. "Senti, ma l'idea di mandarlo a cacare?"

"Sembra facile, ma quando c’è mi fa stare bene, non mi sento sola"

"Non mi sembra che orsetti e cuscini ti servano a qualcosa, e lui tutta questa compagnia..."

"Senti, non mi fare la morale, tutti mi vogliono cambiare la vita, perché?"

"Hai ragione, scusa. Ho esagerato e sto dicendo a te cose che quando le dicono a me mi fanno incazzare"

"Invece il tuo lui?" leggevo chiaramente un sorrisetto malizioso.

"Diciamo che non è mio. E' un maschio molto dotato, molto incentrato su se stesso e sul suo cazzo. Le donne dell'ufficio si bagnano vedendolo, e se n'è scopate molte. Ma gli piace essere dominato, essere femminilizzato e anche sodomizzato"

"Ma dai, è forte questa cosa, vuoi dire che il maschio alfa del tuo branco, viene da te e ... diventa una femminella?"

"Anche. Ormai non so più che fargli fare. L'ho fatto diventare cameriera, puttana, sissy, infermiera, ragazzina delle superiori ... e sono a corto di fantasia"

"Come! gli potresti far fare un sacco di cose! Se l'avessi sotto le mani, sai quante gliene farei?"

"Senti senti, e tu eri quella che ... , ma non voglio casini. E se poi mi schiatta in casa per un infarto"

Ridiamo come scemi.

"Ma com'è cominciato tutto, cioè, voglio dire, mica un giorno è venuto nel tuo ufficio dicendo: vengo da te e ..."

"No, certo. Io indosso sempre collant e mutandine quando fa freddo." Nei suoi occhi leggo una luce di interesse, o forse la voglio leggere

"E un giorno si accorge. Insomma, poi da cosa è nata cosa e ora viene qui, si cambia e fa quello che gli dico."

"Ma a te piace questa storia?"

"E' diventata un po' pallosa, poi devo pure rimettere in ordine e pulire, che la signora delle pulizie mica può trovare certe cose. E come ti dicevo non so più cosa fargli fare. Ho iniziato a fargli mettere cose nel culo, e sembra che gli piaccia. Però per me è solo una rottura e poi puzza di merda e mi tocca pulire"

"Guarda che ci sono un'infinità di cose che puoi fare con lui, altro che fargli mangiare merda... veramente molte"

"Sei esperta al riguardo?"

"No, ma su internet..."

"Su internet ci sono un sacco di cose per pipparoli, lui vuole quello e ogni tanto scantonare un po'; altre cose iniziano a diventare rischiose faticose, o sporche e non voglio pulire... non so se mi sono spiegato "

"Ma un maschio come quello non vuole mica cose fantasiose,  basta che alla fine si sega, sborra, e va via contento. Ma comunque il giocattolo è tuo. Una volta a lui ho provato a mettergli un dito nel culo. Si è incazzato come una bestia, diceva io queste cose non le faccio..."

"Secondo me, gli piacerebbe"

Ridiamo di cuore. Lei anche se vestita come la sera prima, con i capelli impazziti, trucco sfatto, è bellissima. La sua voce mi riscalda, mi affascina. E' bello averla a casa.

"Che vogliamo fare oggi? Dai, fatti una doccia, ti trovo degli asciugamani e se ti va anche qualcosa da mettere"

Sul viso le si è dipinto un no gigantesco. Ma è un no delizioso, senza paura, solo per non disturbare.

"Non so se posso approfittare"

"Ti accompagno a casa?, dai vieni." La porto in camera, dove aveva passato la notte. Riapro l'armadio "Qui ci puoi trovare intimo, guarda se trovi qualcosa che ti piace. Qui ci sono maglioncini, gonne. Fai tu."

La vedo che tocca la fila di reggiseni nel cassetto. Adoro il suo tocco, la sua delicatezza. Sfiora appena i maglioncini nel ripiano superiore, li osserva. 

"Ti lascio sola. Vado a preparare un caffè"

"No" mi allunga la mano, sono lontano, cosa no? Non vuole che vado via, non vuole il caffè? In un istante assorbo tutta la sua fragilità. Ha una bella scorza, ma in questo istante con me c'è l'anima fragile e desiderosa di protezione.

"No, niente caffè grazie."

"Ok, ti aspetto di là."

Ci sono degli istanti che valgono tutta una vita. Ci sono immagini che possono cambiare il destino del tuo mondo, in meglio.

Esce dalla stanza. Si è raccolta i capelli, ora il visto ha acquistato la sua dimensione, il suo colore. Gli occhi sono immensi, la carnagione chiara. Sapevo che le mie cose le sarebbero state grandi, ma lei ha fatto una scelta perfetta. Si è messa una maglia color salmone che essendo lunga le fa da miniabito, sotto dei collant neri, 50 den, le scarpe sono le sue, della sera prima, tacco normale, nere lucide. Sembra che sia tornata una ragazzina timida e impacciata. Si avvicina al tavolo dove sono seduto, tiene le maniche strette nelle mani, mi sta distruggendo il maglione.

"Sei bellissima"

"Scemo, non lo dire neanche per scherzo. Hai un sacco di cose carine, e di buon gusto. Peccato che le taglie, insomma: per voi maschi una che non ha la 4^ di seno non è una donna?"

"Non ho solo taglie da maggiorata!, che ti sei messa?"

"Nulla, che mi mettevo un reggiseno che mi fa le tette da pornodiva, rimepiendole di ovatta? E comunque tu non sei normale ad avere tutte queste cose. Ma quando le metti?"

Mi piace come ha detto 'non sei normale', come un lezioso rimprovero.

"Beh, le avrei messe oggi, per esempio"

"Per andare dove"

"Nulla sto qui, mi sarei fatto qualche foto, poi ho gli amici su facebook..."

"Che si fanno le pippe sopra?"

"E anche se fosse? Non c'è nulla di male, mi piace se qualcuno mi trova eccitante, a te non piace?"

"Ma che c'entra. io sono una donna."

"Per te è più facile, sei bellissima anche con un maglione."

"Non è vero, sono un mostro. Senti, c'è il caffè?"

"Te ne faccio subito uno. Dai che andiamo a fare un giro, mica vogliamo stare a casa?"

"Ti vuoi liberare di me?"

"Quante volte me l'hai detto? Se ti volevo fuori dalle palle, forse non ti avrei neanche portata qui. ti avrei lasciata davanti ad un pronto soccorso e tanti saluti"

"Hai ragione, ma non so che dire, cosa fare. Incontro te in una delle peggiori serate della mia vita. Sto bene come non stavo da un secolo, ma di questa cosa non so cosa pensare"

"Hai visto le mie cose, i miei vestiti da donna, e hai scelto quelli che ti sarebbero stati meglio e che ti sentivi di mettere. Li hai visti, sono tutti puliti, giusto?"

"Sì, sei quasi maniacale"

"Mi dà sicurezza. Io penso questo, che tutto quello che ti capita, se va via con acqua e sapone, non fa male."

"L'hai letta nei baci perugina sta stronzata?"

Elle volte la sua volgarità mi dà fastidio

"No, alle volte lo penso di quando viene Vincenzo a casa. Se dopo che è andato via basta lavare per rimettere a posto, non ci sono problemi".

"Però tu pure ieri sera stavi con me a quel bancone del pub"

"Perché mi sono rotto le scatole di questa situazione. Fare l'amante del giovedì è una cosa che odio, mi manca qualcosa di importante"

La vedo che china la testa, inizia a lacrimare.

Non posso trattenermi. La prendo per le spalle e l'abbraccio. Il suo singhiozzo è struggente. Mi ricordo di mia cugina, più piccola di me, che durante uno dei nostri giochi da bambini si fece male e io l'abbracciai. Poi arrivò la madre, che mi mollò un ceffone perché pensava che fossi stato io.

Mi sembra di sentire ancora il dolore dello schiaffo.

"senti, possiamo continuare a piangere fino all'infinito. Ma oggi è domenica, è quasi mezzogiorno, ho fame a casa mia non ho nulla da cucinare quindi andiamo a pranzo. Il primo posto che vediamo ci fermiamo e facciamo i turisti."

"Sei scemo" il sorriso riesce a rompere il pianto.

"Ma guarda, che qui gli semi sono tanti!" Gli asciugo le lacrime. Il suo viso è vicinissimo al mio. Leggo tutte le sue rughe, le sue fossette, i suoi colori, e i suoi odori. Amo tutto e passo più volte un fazzoletto sulle sue guance, per non perdere questo momento, per tenerlo all'infinito.

"Se continui, mi consumi la pelle"

"Questo è un sì alla mia proposta"

"Scemo, sì, andiamo!"

Si dice che la fortuna aiuta gli audaci, no, la fortuna aiuta le persone con il cuore leggero. Troviamo subito parcheggio al centro e sicuramente i nostri cuori sono come piume.

Sono rari i momenti in cui non è importante quello che si fa, ma con chi lo si fa. Ci fermiamo davanti ad un locale a caso. Ci servono cose fatte male, con un vino scadente e un servizio pessimo. Ma ridiamo e siamo felici. 

Roma è bellissima. Siamo al Campidoglio, la vista sul foro romano fa da sfondo a lei che sorride e ha il sole nei capelli.

Quante domeniche ho passato nella solitudine, chiuso in casa a curare i miei sogni, se quello è il prezzo da pagare, oggi ho avuto qualcosa che lo merita tutto.

"Ti va di accompagnarmi a casa?"

"Veramente no, vorrei che tu rimanessi con me, ma ... si fa tardi"

"Già. Però ti prego, sali con me, ma non in quel senso"

Siamo tornati tutti e due 18-enni e a quell'età non si sale a casa di un'amica se non ci sono i genitori, non sta bene.

L'accompagno e capisco il motivo del suo rifiuto. Soggiorno angolo cottura camera e cameretta. L'angolo cottura non vede gesti di pulizia da mesi, piatti sporchi, ma per lo più tazzine e avanzi di colazioni. Il soggiorno puzza un po', il divano è ricoperto di cuscini a forma di cuore e orsacchiotti di tutte le dimensioni. Qualche quadro dà colore e un po' di speranza, che non si puliscono non si nota tanto.

"Capisci ora perché non volevo tornare a casa? Io non guadagno così tanto da avere una persona che mi fa le pulizie."

"Vorrei aiutarti, se me lo permetti"

"E come, ci mettiamo a dare di ramazza, di domenica sera?"

"No, prendi quello che ti serve per qualche giorno e vieni da me. Posto c'è, sei lontana dal casino e puoi pensare senza problemi, che all'ordine ci penso io, basta che non mi fai casino".

"Non vorrei approfittare, non è che poi ti viene qualche idea in mente e..."

"Le idee che mi potevano venire in mente mi sono già venute tutte, quelle che puoi immaginare e quelle no, ma come vedi... Vieni da me, ti rimetti in sesto e veniamo per dare una pulita quando ti senti in forma"

E' ovvio che una donna si faccia una valigia anche per pochi giorni. Mentre metteva le cose dentro vidi che aveva un completo intimo della triumph che avevo pure io. "Dovremmo trovare un modo per non confondere le nostre cose" E il dirlo mi fa piacere. Lei mi guarda, "Tranquillo, che abbiamo taglie differenti". Portava ancora il mio maglioncino, si era appartata per mettersi il reggiseno, e ora le sue forme sono deliziosamente in evidenza.

"ehy, quello poi me lo ridai, vero?"

Si strinse le braccia al petto, come se la volessi privare di una cosa importante.

"Speravo che me lo regalassi"

"Sarò felice se lo vorrai tenere".

Ci stringemmo calorosamente. 

 

Rientro a casa sempre tardi. Prima trovavo casa fredda, per non correre il rischio di fare andare il riscaldamento a vuoto li accendo io.

Lei torna prima di me, ha subito imparato ad accendere il riscaldamento, a tenere sistemate le sue cose. 

E' vero sono maniacale, ma lo faccio per risparmiare tempo. Più è ordinato più la signora pulisce bene. E l'ordine mi dà sicurezza. Marcella si è allineata perfettamente, le sue cose le tiene in ordine. Non so quanto le pesi, secondo me è solo questione di tempo, e poi uscirà di testa, del resto sono solo due giorni. Oggi mi ha chiamato la signora che fa le pulizie. Sinceramente era una telefonata inutile, voleva solo sapere qualcosa della signora che ospitavo. Mi sono sempre chiesto se abbia mai curiosato nell'armadio.

Marcella cucina stupendamente!

"Mi farai ingrassare, alla fine dovrò scegliere se cacciarti da casa o andare in palestra"

"Andare in palestra non faresti mica male... ma non ti voglio costringere"

"Grazie, so dello sforzo che fai per ... non disordinare"

"Ma sei scemo, grazie a te per ospitarmi. Sabato vado a casa mia, porto un sacco e butto tutto. Ti va di aiutarmi?"

"Certo!"

E' una vittoria per me. Non posso negarlo, più lei si allontana da lui più si può avvicinare a me. Anche se io vorrei averla per scelta, non come rifugio. 

E quando penso questa cosa già vedo il fallimento. Quante volte l'amico di una donna ne diventa il compagno? Pochissime. Di quante sono stato l'amico, quante sono andato a salvare perché si erano messe nei guai. Da tutte tanta gratitudine. E basta.

Con lei sarà la stessa cosa, ma ora mi sto godendo i suoi sorrisi, il suo profumo. Le sue battute cattive.

"Oggi l'ho visto al lavoro. E' venuto verso di me per rassicurarmi. Si aspettava una mia telefonata ieri, mi ha chiesto se va tutto ok; mi ha anche chiamato a casa. Gli ho detto che è tutto ok e che sto qualche giorno da una mia amica".

"Come mai non ti chiama al cellulare?"

"In effetti mi ha chiamato, ma non ho risposto."

"Stai scappando?"

"Si". "Spero che non ti dispiaccia, che sei la ... mia amica".

"No, affatto, anzi." Le sorrido. "anche il mio lui oggi mi ha chiamato. Vorrebbe venire da me giovedì prossimo".

"Non possono fare a meno di noi" ride, ma è tesa.

"Vero, e noi, possiamo fare a meno di loro?"

"Io... sì, sto meglio, senza di lui. Tu?"

"io non lo so. Forse mi piace quello che faccio con lui, quello che gli faccio. Forse no. Quando lui mi ha detto se poteva venire, mi ha fatto piacere"

"E allora? Fallo venire, dai, io mi faccio un giro"

"Vediamo, ancora non gli ho detto di sì. E tu?"

"io, cosa?"

"Lui si aspetta di vederti, quando è il vostro giorno?"

"Mercoledì, era diventato mercoledì."

"Domani."

"Che vuoi che faccia, o meglio, secondo te cosa dovrei fare?"

"Non esiste un durante, esiste un prima e un dopo. Nel prima c'è l'aspettativa, la passione che si scatena, nel dopo c'è la gioia, la sicurezza. Il durante è quasi sempre uguale. Per te come sono i prima e i dopo?"

"I prima sono monotoni, fiacchi, stanchi. I dopo sporchi. I durante, hai ragione. Sono tutti uguali"

"Ti sei risposta da sola, hai diritto a dei prima pieni di aspettative, con la passione che schizza alle stelle. Dei dopo caldi, teneri, promesse per un futuro di sicurezza. I durante, beh' quelli si costruiscono insieme".

"Ok, tu? Come sono i tuoi prima eccetera eccetera..."

"I prima sono stupendi. Mi preparo, mi sistemo. Amo farlo, amo la trasformazione, entrare in un altro mondo. Il durante, ti ho già detto che sta diventando sempre più noioso. Il dopo è fatica, disgusto. Ma la vera cosa brutta è la sensazione di vuoto."

"Sì, anche per me, totalmente vuoto. Tu pulisci, io scappo"

"di fatto assecondiamo, traendo un minimo di beneficio, perché perderlo ci farebbe stare peggio."

"Forse dovremmo ridisegnare le nostre vite".

"Hai detto una cosa stupenda. Un po' alla volta. Mangiamo fuori o hai preparato tu?"

"Carissimo, ho preparato io!"

"Marcella, io non rinuncerò mai ad essere Bianca"

"Bianca?"

"Sono io, quando vesto"

"Senti, e se volessi invitare a cena Bianca"

"Penso che ora come ora, sto provando un'emozione immensa, veramente vorresti?"

"Ma solo a cena, dille che non ci sarà un dopo cena"

"Mi aspetti?"

Sento che il cuore mi scoppia. Mi tremano le gambe, le mani non riescono a stare ferme. Vuole veramente vedermi vestita? Cosa mi metto?

Qualcosa per una cena. Come mi trucco? Non voglio farla aspettare. Devo fare in fretta.

Il breve corridoio che unisce la camera da letto al soggiorno è la mia passerella. Ho messo le mie scarpe preferite, un tacco 10, nere laccate che faranno la musica che annuncerà il mio ingresso. Entro in soggiorno, lei è ai fornelli. 

"E' pronto?"

Si gira di scatto, sento i suoi occhi che si poggiano ovunque. Il suo sguardo è attento, indagatore. Mi sta giudicando, poi mi guarda dolce, quasi materno.

"Sei altissima forse non dovresti mettere certi tacchi, però hai belle gambe, e mi piace come scegli i vestiti"

"E' solo una cosina così, il minimo per andare a cena con un'amica preziosa".

La cena è deliziosa. Non è certo da ristorante, ma al tavolo c'era anche un fiore.

"Bianca, ti devo confessare che un po' di timore l'ho avuto." mentre lei parla io sto a schiena dritta sulla sedia, mangio in punta di forchetta. Con una mano tengo delicatamente un tovagliolo sul petto, per evitare le briciole. Bevo, e lascio il rossetto sul bicchiere. Devo essere sincera, l'attenzione per quello che dice non è totale.

"Ho conosciuti molti uomini, " continua "detto così non ci faccio una bella figura, ma fra questi ce ne sono stati che volevano fare con me cose strane. Ora non voglio neanche ricordare, ma vedi, il mio lui, per me è stato anche una ventata di normalità. Dedito alla famiglia, lavoro casa amici. Sì, amante. Ma anche questo è considerabile una normalità. Volevo lui, essere la sua famiglia: oppure mi sembrava di vedere un bel film, di cui volevo far parte. Sicuramente, non volevo essere il sollazzo di metà settimana." Fa una lunga pausa. "Dimmi tu, come ti senti, sai che sei anche carina?"

"Come mi sento, è difficilissimo a dirlo. Sto bene, ora faccio due passi per la stanza. Voglio camminare, ballare, vivere", Mi alzo dal tavolo. Adoro camminare per la stanza, sculettare. Mi giro, lei mi guarda. Non so definire il suo sguardo, ma il suo sorriso mi sembra sincero.

"Senti, e poi cosa fai quando sei sola"

"Cosa faccio, vedi, quando mi vesto in genere, beh, è difficile, mi eccito tantissimo" sono in piedi, il vestito scende liscio, sotto la vita nessun promontorio strano. "Ora no, sono con te, tu sei una mia amica, la mia felicità è immensa." "Quando sono sola, magari accendo il pc, lo collego alla tv, mi collego ad una video chat, e mi faccio vedere. Mi piace, ci sono un sacco di uomini che mi trovano eccitante"

"Non è ..."

"Mortificante?"

"Sì, squallido, riduttivo, tutto quello che fai, tutto quello che sei, ridotto così. Non ti senti sprecata?"

"Sì. Non è facile dire certe cose, alle volte accetto anche soldi, per fare spettacoli privati."

"Fai la puttana?"

Mi colano delle lagrime. E spero che non si disfi il trucco.

"in un certo senso, lo trovo eccitante come ruolo"

"E guadagni bene?" Mi chiede con un sorriso?

"macché, pochi euro, solo per giocare, e poi dici sprecata, ma conservarmi per cosa? Come dovrei impiegare il mio tempo? cercare una donna, a cui negare la mia identità per il resto della vita?"

"Ma solo una donna? Magari un uomo ti potrebbe trovare interessante"

"Gli uomini non m'interessano, e loro in me vedono solo un modo per farsi una trombata"

"Hai ragione, lo pensano delle donne, figuriamoci."

"Per un maschio che si veste da donna non ci sono molte altre considerazioni: sei uno che è pronto a fare pompini e prenderlo al culo e tutto a costo nullo; perché i veri uomini non le pagano le donne!"

"Pagano, tutti pagano"

"Senti, io ho bisogno di aria"

"Volevo dirtelo pure io, ma devi rifarti il trucco"

"Ma non verrei così"

"E perché no? Sei bellissima" 

Le gambe mi divennero molli, mi sento proiettare in un'altra dimensione. Lei mi fa sentire veramente in un altro mondo.

"Grazie, sei la prima che mi dice una cosa simile, è meraviglioso"

"Senti, tu sei mai uscita?"

"Solo per fare un giro in auto"

"Allora andiamo, ce l'hai un soprabito, che fa freddo"

"Sì, andiamo"

Andiamo senza meta, è per me come una sorella, è tenera, protettiva. Sto bene insieme a lei. Ci fermiamo davanti ad un bar. 

"Dai, te la senti?"

"Sì."

Scendiamo. Uscire dall'auto per me è come entrare nel mondo, come un parto. Entriamo. Non passiamo inosservate, ma nessuno ci fissa. Riceviamo sguardi di sfuggita, ma da tutti i presenti. 

Prendiamo un analcolico. Paga lei, io ho dimenticato il portafogli, i documenti... tutto.

Ci sediamo. Sento freddo alle gambe.

"Bianca, ci guardano tutti, hai visto?"

"Sì, ma tutti guardano te, tu sei bellissima, non te l'ho detto per non sembrare troppo diretta, ma mi hai subito affascinato. I tuoi capelli, la tua voce. I tuoi occhi. Sei bellissima"

"Mi fai arrossire. Grazie."

"Vedi, io ho un senso di ammirazione per la bellezza, ammirazione e gratitudine, per la bellezza femminile. Per te potrei fare qualunque cosa. Ma è anche il peggior modo per avvicinarsi ad una donna, e infatti, io sono solo"

"Per avvicinarsi ad una donna scema"

"Forse"

E' stata una serata intensa, torniamo a casa.

"Bianca, lascia che ti aiuti". Mi apre la chiusura lampo che sta dietro al vestito. Aprendosi scivola lungo le braccia. Lo stringo a me, e rimango con la schiena scoperta.

"Fatti vedere, che porti sotto?"

Il vestito scende ai miei piedi. Rimango in reggiseno, imbottito, mutandine, collant. Lei mi guarda, mi viene istintivo di mettere la mano davanti ai genitali e il braccio davanti al seno

"Che fai ti copri? Quanto sei timida cara Bianca"

"Non sono abituata"

Non sono eccitato. il mio pene all'inizio era duro, quando mi sono vestito, poi già quando mi truccavo era rientrato nei ranghi. Tutta la sera è rimasto moscetto, dentro le mutandine. Ora lei mi sveste, e non sento eccitazione.

"Marcella, andiamoci a struccare, e poi dritte a nanna che domani .... si lavora!"

"Ok cara Bianca"

L'ultima scena della giornata che voglio ricordare, io che le passo i batuffoli per struccarsi, e lei che usa uno su di me.

 

"Marcella, questa sera viene lui, che vuoi fare? In genere le sedute durano meno di un'oretta. Ti va di aspettare in camera? Lui in genere si cambia nella stanza piccola, e poi stiamo qui in soggiorno."

"Preferisci che torno a casa mia?"

"veramente no, mi piace averti mia ospite. Ma glielo devo, è da molto che non viene."

"Secondo me a te piace più di quanto vuoi ammettere"

"Mi sento in debito; e ho paura che possa combinarmi qualche casino al lavoro".

"Hai ragione. Senti, io mi metto in camera tua, leggo, magari origlio, non faccio rumore."

"Una cosa che mi piacerebbe, se mi aiutassi a preparami."

"Certo cara Bianca, mi farà piacere"

 

"Allora questi sono i vestiti per lui, li mettiamo in cameretta. Pensavo di farlo vestire da cameriera, poi lo lego e lo sodomizzerò con un plug anale. Dopo che ha servito qualcosa da bere. Ora andiamo. " andiamo in camera mia. "Pensavo di mettere queste cose. " Ho disposto sul letto intimo e vestito.

Marcella è un po' pensierosa. "Come posso aiutarti?" poi aggiunge con un sorriso "mi sento un po' fuori posto"

"Dai che mi trucco."

Indosso una vestaglia di seta rosa, sotto nulla. Ho messo un paio di pantofoline, mi sembrano molto carine.

Inizio a spalmare la crema idratante, poi correttore, fard. Continuo ritoccando il contorno occhi. 

Lei mi guarda "Sei molto brava, io metterei un rossetto meno acceso, ma stai bene anche così"

"Ora metto il resto" mi alzo e le do le spalle "Cara, con il tuo permesso..."

"Devo uscire?"

"No, rimani pure, ti do le spalle".

La vestaglia mi scivola via. Mi vede di spalle, sono completamente nuda, m'infilo le mutandine, rosse, di pizzo. Il reggiseno, me lo chiudo dietro, mi sistemo le coppe e le imbottiture. Mi sento guardata. Mi piace. Infilo una sottoveste di raso. Le calze, autoreggenti, per metterle poggio il piede sulla sedia, poi tiro su la calza. Interpretare il movimento mi fa sentire donna, penso di farlo come lo fanno loro. Poi le scarpe. "Ora il vestito, dimmi se ti piace". Mi sono vestita per lo più girandole le spalle, per evitare che mi vedesse nuda. Il vestito è ampio sotto, segue poi le forme sopra. E' coperto davanti, non mi piacciono quelli scollati. "Mi aiuti?" Lei si avvicina e mi alza la chiusura lampo. "Grazie."

Ora la parrucca. 

Marcella è attonita, mi guarda, la vedo perplessa.

"Cara, sei silenziosa, non so, vuoi che smetta, lo chiamo e gli dico che non se ne fa nulla, oppure andiamo in un albergo"

"No" mi sorride "tranquilla, è che mi piace quello che fai, e non riesco a capire quello che provo."

"Cara, non credo che capiti spesso, lasciami questa vanità, di essere singolare.”

"Sei uno splendore. Ti pettino.... ma ti devi sedere che sei altissima"

Mi siedo unendo le ginocchia. Lei armeggia con la spazzola, sento che forza un po', poi la sento scivolare bene. "Ok, sei perfetta"

"Andiamo in soggiorno e prepariamo qualcosa."

Mi alzo, camminare sui tacchi mi viene bene e ho acquisito le movenze femminili.

Sistemo le corde, le manette, e un vassoio con i salatini. Da una parte dei cazzi di gomma e plug di diverse dimensioni.

"Ora non resta che aspettare. Ma tu sei sicura che vuoi stare nella mia stanza? Lo sai che puoi fare come vuoi"

"Tranquilla, non essere in pena per me, ricevi il tuo amico, fa quello che vuoi. Magari mi trovi che dormo"

"Ok." Mi avvicino a lei per darle un bacio sulla guancia ma istintivamente si ritrae.

Mi sento malissimo, l'istinto è istinto. Non posso forzarla, lei per farmi piacere, per convenienza anche, perché no, mi accontenta. 

"Vado dai, che magari sta per arrivare"

Spero di non piangere, spero che non mi spunti una lagrima. Ma sto piangendo.

Arriva lui. Rapidi convenevoli, ha portato dei cioccolatini, com'è caro, com'è falso. Lo accompagno nella stanzetta.

Dopo un po' esce cameriera. "Cara, sul tavolo ci sono i salatini, puoi servirli per favore, grazie sei meravigliosa"

Ne fa cadere uno.

"Mi scusi padrona, è una cosa che non capiterà più"

"Certo che non capiterà più, ma per ora ti devo punire"

L'ammanetto, lo lego. In ginocchio. Dal collo fino alle gambe. Poi gli abbasso le mutandine e gli metto la crema. 

Ero eccitato, il mio cazzo era duro già quando mi vestivo con Marcella, e lei sicuramente se n'è accorta. Sì, ora lo sodomizzo, così mi sfogo. Ma prima gli voglio mettere un plug. E' legato, e imbavagliato. Penso che sia comodo, gli ho messo dei cuscini sotto. Gli faccio vedere il plug, fa un'espressione impaurita, ma per me è solo desiderio. Lo fa sempre. Glielo inserisco dolcemente. Mugola. 

"Vincenzina, ti piace, se non ti piace lo sai che ne prendo uno più grosso."

Gli slego la benda che ha sulla bocca. "Sì, lo adoro, mettilo tutto dentro"

Certo che glielo metto dentro tutto. Scivola dentro come risucchiato. 

Mi alzo, faccio qualche passo e lo guardo mentre si gode la sua umiliazione. Mi sento gonfia in mezzo alle gambe, e ho bagnato le mutandine, forse anche il vestito.

Marcella esce dalla camera. Questa volta tocca a lei fare la passerella nel breve corridoio che porta al soggiorno. Penso la sorpresa per Vincenzo che non sospetta la presenza di nessuno. Ma mai come la mia nel vederla come s'è trasformata. Autoreggenti, le scarpe altissime, mutandine e reggiseno. Il suo corpo è piccolino, il seno sarà una seconda scarsa. Ma io lo adoro. I capelli sono una nuvola rossa del tramonto. Porta una mascherina fatta con qualcosa che non capisco. Non si vuole fare riconoscere. Questa cosa sicuramente farà impazzire Vincenzo. Si avvicina a me. Mi bacia. Un bacio umido, caldo, intenso, la sua lingua fruga, la mia lingua non ha il tempo di fare nulla. Mi carezza in mezzo alle gambe.

Sussurra "Ti voglio". Lo ripete. Aumenta sempre d'intensità. Quando siedo sul divano quasi lo sta urlando.

Mi ha alzato il vestito. E' sopra di me. Ho paura che non sia abbastanza umida, non so come dirglielo. Farfuglio qualcosa del tipo "Forse non sei pronta, aspetta un ..." "Sono pronta da quando ti ho incontrata al bar, ti voglio"

E' un momento dilatato, percepiscono ogni istante. Si mette su di me, posizione il bacino sul mio e lascia che li mio cazzo entri dentro di lei.

Calore intenso, l'umidità attesa. All'inizio sento un po’ di dolore sul glande, ma poi scivola dentro meravigliosamente. Un meraviglioso dialogo si instaura fra noi, completando quello che c'è stato in quei giorni. Stiamo comunicando, ed è come se ci raccontassimo la storia della nostra vita, fortificandoci reciprocamente. 

Le sue mani si poggiano sul mio seno, sulle imbottiture, che lei strizza, vorrei avere un seno vero, con la percezione della sua stretta.

Sudiamo, probabilmente mi si sta sciogliendo il trucco.

Lei è bellissima, e io sono felice come mai sono stata, quando godo dentro di lei.

No, non voglio che finisca tutto. Mi ritraggo, mi disprezzo, volevo mantenere all'infinito quel momento. Lei si avvicina e ci baciamo nuovamente. 

Sentiamo qualcosa, Vincenzo ci ha guardato per tutto questo tempo. Forse ci ha chiamato prima ma non ce ne siamo accorti.

"Voglio godere anche io" Quasi piange. Ci alziamo con una certa fatica. Marcella si carezza in mezzo alle gambe, mi guarda, e dice "Qualcosa per la signorina forse è rimasto". Si avvicina a Vincenzo. "Lecca piccola troia, è tutta robina sana e buona." Vincenzo lecca avidamente. Dalla vagina di Marcella escono i suoi umori mischiati al mio seme, e vengono tutti puliti accuratamente.

Mi sento in colpa nei confronti della mia cameriera Vincenzina, le metto un preservativo e le faccio una sega. Sono bastate tre stantuffate, un mare di seme ha riempito il sacchetto.

Marcella si è messa una mia vestaglia di seta. io mi sistemo il vestito. Vincenzo slegato, scosso, si è rivestito e se ne sta andando, come sempre, senza salutare, nel silenzio del suo senso di colpa.

Io e Marcella rimaniamo sul divano. Ogni tanto ci diamo un bacio.

"potrei morire pure ora"

"quanto sei scema, ora che abbiamo cominciato a vivere?" e mi bacia.

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