Marcella
Sabato, non passa mai.
Sono i periodi più lunghi per un'amante. L'amato sta con la famiglia, lui si fa
le uscite fuori porta, si gode i figli, e l'amante vive la sua solitudine, in
attesa.
Un suo messaggio? un
commento su Facebook? Sono il massimo che può avere un'amante.
Sono anni che non
entro in un pub. E' la serata giusta per ricominciare. L'ambiente è esattamente
come quello dei pub molto di moda negli anni 90. Finti e fumosi allora, solo
finti ora che non si può più fumare. Senza fumo mi sembra che manchi qualcosa.
Mi avvicino al bancone, chiedo una birra scura. Mi porta la birra, e mette i
salatini vicini.
Entra e si piazza
vicino a me, una rossa. Capelli ricci, stupendi. Lentiggini, 40 anni portati
splendidamente. Il suo profumo arriva un istante dopo di lei e riempie il vuoto
del divieto di fumare.
Tutto il pub, da copia
mal riuscita di un Irish pub, diventa una cornice calda e accogliente per la sua figura leggera e
profumata.
Ordina una birra
chiara.
Mi dico che al massimo
rimedio un vaffanculo, ma tanto devo andare via.
"Posso offrire
io?"
"Ma esci da un
film degli anni 30?". Accento del nord, con la r arrotata. Adoro le voci
con qualche difetto.
Negli occhi ha un
fuoco che non avevo potuto vedere prima. "Sono solo, e non mi piace;
se vuoi, beviamo insieme, mica ti ho chiesto di sposarmi"
"Ma sì, mi
mancava solo di essere rimorchiata da un provolone da bar."
Mi giro verso al
barista, gli metto 10 euro sul tavolo e faccio per andare.
"ehy, sto
scherzando, quanto siamo permalosi!"
Ci mettiamo ad un
tavolo, ci presentiamo, un classico da scuola del rimorchio. Anche se non so se
io ho rimorchiato lei o lei me. Parliamo del nostro lavoro. Ma scivoliamo
subito ai viaggi, a quando eravamo bambini, scopriamo di aver fatto la stessa
università.
Sapete, ci sono quei
posti dove si incontrano persone per 3 minuti. In 3 minuti il nostro corpo, la
nostra mente, sa già se la persona che ha davanti è simpatica o meno. Forse non
sono 3, sono 5, ma è vero. Lei mi stava veramente simpatica. Parla a raffica,
ad ogni parola muove la sua chioma rossa e non riesce star ferma sulla sedia.
"Spiritosa,
allegra; oggettivamente bella, e sola il sabato sera?" Sembrò che qualcuno
le avesse di colpo levato le batterie. "Siete tutti stronzi voi uomini,
siete delle merde". "Vero, hai ragione, potrei dire che non siamo
tutti uguali, ma non servirebbe"
"Hai ragione, non
servirebbe"
"Vediamo se
indovino. Lui ti promette ogni lunedì che la lascerà, che ti sposerà che però
ci vuole tempo..."
Dallo spento passa al
meravigliato e subito dopo all'incazzata nera.
"Sì, hai
riassunto bene, anche tu ti sei comportato così? e con quante?"
sprezzante, con tono di sfida.
"Sto nella stessa
tua situazione, quasi, e conosco il tipo di persona"
"E nel caso tuo
che ti ha detto, che lascerà il marito, ma ci sono i figli e ci vuole tempo, e
così pure tu sei qua che cerchi solo una sbornia?"
"E' un po' più
complicato, e non so esattamente come dirtelo." "No come dirlo c'è
solo un modo, ho paura che tu possa saltare alla conclusioni, dare
etichette..."
"Dai, non la fare
lunga".
I suoi occhi immensi
brillano, sono magnetici, e hanno la capacità di coprire occhiaie rughette e
ogni altra imperfezione. Se le dico tutto poi scompare, e non la voglio
perdere. Ma lei non è mia.
"La situazione è
molto semplice, c'è quest'uomo, molto bello, molto ammirato da un sacco di
donne del suo ufficio, che ogni giovedì sera va a casa di una persona, e lì si
cambia, si veste da cameriera e le fa i servizi in casa. Alle volte da cameriera,
altre da escort. Quest'uomo si eccita a essere sottomesso dalla sua
padrona."
"Ho sempre
trovato queste cose squallide."
"Immaginavo."
"E tu saresti
l'uomo bello?"
"No, io sono la
padrona."
Si spegne l'ultima
fiammella di magia, il pub torna ad essere un luogo finto, freddo. Lei mi
guarda senza più luce; solo ora capisco che ho un maledetto bisogno di quella
luce. Finito tutto, come le altre volte.
"Ok, è stato un
piacere bere insieme a te".
"Dai non fare
così, ma sai che mi frega di quello che fai a casa tua". E' ricomparso il
sorriso, ma lo sento diverso.
Continua, "sono
stata agganciata in un pub, in piena crisi di solitudine da un pervertito,
questa sì che è da mettere fra le storie vissute".
"Non sono un
pervertito."
"Dimmi cosa sei,
ma ti avviso, che alla prossima birra non sarò più in grado di capire
nulla"
"Tu sei
un'alcolizzata?"
"Che cazzo
c'entra tu ti vesti da donna e fai la padrona, ad uno stronzo, come ti devo
chiamare?"
"Come ti pare, ma
tu sei qui e ingoi birra come acqua, come ti devo chiamare?"
"Senti, fa come
ti pare, ma cazzo, mi piaceva parlare con te, porca puttana" Fa per andare
via "potevamo anche finire a scopare, che iella, mi piaci proprio, ma io
non le faccio quelle cose"
"Aspetta, dove
vai, non ti reggi in piedi, e quelle cose quali? "
"Non vi legate,
frustate, mangiate la merda ... e magari vi pippate pure le ceneri di vostra
madre, che cazzo ne so, sto bene e vado dove mi pare" Ricade sulla sedia.
"Come sei venuta? Ti chiamo un taxi per andare a casa."
"Non voglio, non
voglio un cazzo di taxi, non voglio tornare a casa, preferisco dormire sotto
questo tavolo"
"Senti, rimaniamo
un altro po' a parlare, non è tardi, mangiamo qualcosa, e ti riaccompagno a
casa, ok?"
Si mise a ridere in
modo scomposto
"Ma allora è vero
che tutti gli amici delle donne, sono frocetti, ahahahahah" guarda
altrove, come se non parlasse più con me.
"Sei proprio
stronza, mangia"
"Non voglio
mangiare, voglio vedere come fai la padrona" strisciando la prima a.
"Sei
sbronza"
"Ok, mi calmo mi
calmo, dammi un minuto". Si poggiò sul tavolo, quasi tramortita.
La notte porta
consiglio, ma guadagnarsi il diritto di dormire diventa sempre più difficile.
Il mio divano è comodo, lo presi comodo perché sognavo di poter passare
pomeriggi a guardare film in TV. Forse l'avrò fatto due o tre volte.
Vado in cucina mi
piace il profumo di pulito e di ordinato. La signora pulisce sempre bene.
"mi hai
scopato?"
Mi giro di scatto, la
sua voce è rasposa, il suo trucco completamente disfatto, scarmigliata.
Mentre metto il caffè
anche a lei.
"No, siamo
rimasti puri come lo eravamo ieri"
"Ma hai messo
qualcosa nella birra?"
Sembrava che avesse
pianto.
"Erano solo
troppe. Lì c'è lo zucchero, fai come se fossi a casa tua".
Vado sul divano e mi
metto a vedere la tv.
"non ricordo
cos'è successo ieri sera, mi sento come se ti dovessi essere grata e ti dovessi
chiedere scusa".
"Tranquilla, era
solo troppa birra. Hai perso i sensi e avevo due scelte, portarti in ospedale
oppure farti passare la sbornia a casa mia. Non è stato difficile portarti, sei
leggerissima, e se ti guardi un attimo, vedrai che ti ho solo infilata sotto le
coperte.".
"Sono ridotta uno
schifo, mi posso sedere vicino a te?"
"Certo, ma ti
ricordo che per te ieri ero un pervertito"
"Cazzo,
scusa"
"Figurati, non
sei la prima"
"non sapevo che
cazzo dicevo"
Silenzio. Il TG parla
delle solite cose, Berlusconi, Bersani, Bossi...
Guardo senza vedere,
lei è vicina a me, buttati sul divano, più sgualcita di uno straccio per lavare
a terra. Io come lei.
"Bella casa, e
pure ordinata. Vivi solo?"
"Sì..."
"In genere le
case degli uomini sono un gran casino e puzzano."
"Mi piace la
pulizia, in ogni caso c'è una signora che fa molto, io non sarei capace".
"Non vedo una
casa così da quando sono andata a vivere da sola" Guardava meravigliata, stupita. Cosa intendeva da quando era andata a vivere da sola? Già, appartamenti condivisi, disordine e chissà cos'altro.
"Ma dai! Su,
diamoci una mossa. Ti accompagno a casa? Forse vorrai cambiarti?"
Si gira su un fianco,
assumendo quasi la posizione fetale sul mio divano. Piccolina di statura,
sembra ancora più piccola. "Non mi va di andare a casa, di stare da sola"
"Ieri, già, accennavi
..."
"E' fredda. Sono
stanca di quella casa."
"Ok, ma ti vorrai
cambiare, oppure fare una doccia. Lo puoi fare anche qui, non è un problema, ma
poi i vestiti... lo spazzolino da denti"
"Basta, basta, ho
capito e ovviamente hai ragione." quasi piagnucalante. "Ma sto bene
qui, sul tuo divano è non mi va di fare nulla. Se ti vuoi liberare di me, non
temere di dirmelo, per quanto tu possa essere duro, ho trovato persone che mi
hanno trattata peggio"
"Ieri sera sono
stato benissimo, non mi voglio liberare di te"
"Non è che mi fai
una dichiarazione, sai che sono impegnata." Tirò fuori il suo sorriso che
mi piaceva.
"Impegnata? Mi sa
che abbiamo un sacco di scheletri nell'armadio, tutti e due, intendo"
"Mentre tu hai
capito tutto di me, io non ho capito un cazzo di te. Com'è sta storia della
padrona?"
"Premessa: non mi
drogo, non mangio merda, non pippo le ceneri di nessuno, né altre cose
illegali."
"ahahaha, scusa,
sono stata proprio una stronza e non sei il primo gay che conosco"
"... e non credo
neanche di essere omosessuale."
"Boh, allora
comincia a dirmi cosa sei." "se ti va" aggiunse con dolcezza.
"C'era una volta,
tanti anni fai..."
Le raccontai tutto; lo
faccio spesso in chat, quando mi trovo a parlare con "amici" nuovi.
Indosso abiti da donna
da quando avevo 13 anni, poche cose all’inizio, di mia madre. Poi crescendo ho
capito che non cercavo rapporti con altri uomini, mi piacevano le donne e
vestire da donna mi faceva eccitare. Crossdresser, parafila per l'abbigliamento. Alcuni schedano con 'feticista'. Altri ancora mi hanno detto 'che
cerco solo di colmare le mie esigenze affettive, carenze da parte dei genitori'.
Poveri, loro mi hanno dato tutto quello che potevano e che avevano. Ma alle
volte le esigenze vanno oltre.
"Ok, scusa se
banalizzo" il suo accento milanese con la erre arrotata mi affascinava
sempre di più. "Vai con uomini, lo prendi ... scusa..."
"Sodomia se vuoi
usare un termine carino, se vuoi sapere se l'ho fatto, se l'ho mai preso al
culo, sì; se mi è piaciuto rispondo alle volte sì altre volte no, e che questo
non è di per sé essere gay; ti posso dire che il piacere anale esiste in tutti,
quindi non rende diversi il provarlo o meno. Rende diversi il cercare
l'affettività di alcune persone più che di altre."
"Quindi ti vesti
da donna per farti le seghe?"
"Spesso capita,
ma capita anche se non indosso. Ti dà fastidio che ti dica queste cose?"
"No, insomma, non
sono cose tue, a me che mi frega, non posso giudicare".
"Sì è così, ma
sento che c'è qualcosa che ti allontana. Non so come ti posso spiegare. Temi
qualcosa?"
"ma che dici, che
vuoi che me ne freghi", ma si chiudeva in sé sempre di più.
"Vieni che ti
mostro"
"Ehy, non faccio
cose strane!"
"Ti voglio
mostrare il mio armadio con i miei scheletri, che pensavi? Vedi che ho
ragione?"
"Andiamo"
ride, è garrula, mi sento leggero!
Apro l'armadio, da una
parte gli abiti normali, tutto in perfetto ordine, dall'altra gli abiti da
donna.
"Il tuo ordine mi
spaventa"
"Guarda questo se
ti piace"
Un vestito rosso, di
seta, lungo, senza spalline. Lei lo prende. Lo tiene alto per la stampella
guardandosi allo specchio e con l'altro braccio lo tiene in vita.
"E dove ci vai
con questo, è bellissimo!"
"Da nessuna
parte. Sta bene con i tuoi capelli"
"Magari se li
potessi pettinare"
Guarda tutti i miei
vestiti, i cassetti con l'intimo. Mi piace tenere ordinati i reggiseni, le
mutandine, i bustini.
"Hai cose molto
belle, un po' da signora perbenina ma belle"
"Dai, ora parlami
di lui. Veramente pensi che lasci la famiglia e ti sposi?"
Scese un velo sul suo
sguardo
"Ok, ti faccio
vedere i miei scheletri, ma sono meno belli dei tuoi"
"Racconta"
"Niente, come hai
detto tu, la solita storia. Io sono la sua amante. Lavoravamo insieme. poi dopo
un po' che è cominciata la storia ha detto che era meglio che io cambiassi
gruppo per evitare problemi al lavoro. Ci vediamo quando possiamo, la sera lui
lavora sempre fino a tardi, e non è strano per la moglie che non torna per
cena. All'inizio è stato meraviglioso. Anche vivere nel segreto era eccitante.
Ora mi rompe le palle in una maniera incredibile. Viene a casa mia, scopiamo, e
va via. Manca solo che mi lasci i soldi sul comodino, poi sarei come una
puttana. Casa mia è piena di roba sua. Il bagno! Non capisco perché tutte
quelle creme del cazzo le tiene da me. Alle volte è quasi peggio di una donna.
Per non parlare dei vestiti, e dei cosiddetti regali. Mi regala cose da
ragazzina, pupazzetti, peluche, cuscini a forma di cuore. All'inizio mi faceva
piacere. Lo amavo, mi amava? Non ricordo un cazzo di quello che provavo. Ora è
una sorta di abitudine.
Come odio tutta quella
merda. Ho 41 anni e mi regala un orsacchiotto, vuole che mi depili, non gli
piacciono i peli. Ok a tutto. Non ne posso più.
Ho bisogno di
bere"
"Ferma, seguimi.
"
Le verso da bere un
bicchiere di acqua minerale e le preparo un tramezzino con del salmone
"Che ci dovrei
fare?"
"Mangia qualcosa,
ti ascolto e no, non ho nulla da bere"
"Peccato, era una
bella casa"
"E' una bella
casa." enfatizzo con la voce la è. "Senti, ma l'idea di mandarlo a cacare?"
"Sembra facile,
ma quando c’è mi fa stare bene, non mi sento sola"
"Non mi sembra
che orsetti e cuscini ti servano a qualcosa, e lui tutta questa
compagnia..."
"Senti, non mi
fare la morale, tutti mi vogliono cambiare la vita, perché?"
"Hai ragione,
scusa. Ho esagerato e sto dicendo a te cose che quando le dicono a me mi fanno
incazzare"
"Invece il tuo
lui?" leggevo chiaramente un sorrisetto malizioso.
"Diciamo che non
è mio. E' un maschio molto dotato, molto incentrato su se stesso e sul suo
cazzo. Le donne dell'ufficio si bagnano vedendolo, e se n'è scopate molte. Ma
gli piace essere dominato, essere femminilizzato e anche sodomizzato"
"Ma dai, è forte
questa cosa, vuoi dire che il maschio alfa del tuo branco, viene da te e ...
diventa una femminella?"
"Anche. Ormai non
so più che fargli fare. L'ho fatto diventare cameriera, puttana, sissy,
infermiera, ragazzina delle superiori ... e sono a corto di fantasia"
"Come! gli
potresti far fare un sacco di cose! Se l'avessi sotto le mani, sai quante
gliene farei?"
"Senti senti, e
tu eri quella che ... , ma non voglio casini. E se poi mi schiatta in casa per
un infarto"
Ridiamo come scemi.
"Ma com'è
cominciato tutto, cioè, voglio dire, mica un giorno è venuto nel tuo ufficio
dicendo: vengo da te e ..."
"No, certo. Io indosso
sempre collant e mutandine quando fa freddo." Nei suoi occhi leggo una
luce di interesse, o forse la voglio leggere
"E un giorno si
accorge. Insomma, poi da cosa è nata cosa e ora viene qui, si cambia e fa
quello che gli dico."
"Ma a te piace questa
storia?"
"E' diventata un
po' pallosa, poi devo pure rimettere in ordine e pulire, che la signora delle
pulizie mica può trovare certe cose. E come ti dicevo non so più cosa fargli
fare. Ho iniziato a fargli mettere cose nel culo, e sembra che gli piaccia.
Però per me è solo una rottura e poi puzza di merda e mi tocca pulire"
"Guarda che ci
sono un'infinità di cose che puoi fare con lui, altro che fargli mangiare
merda... veramente molte"
"Sei esperta al
riguardo?"
"No, ma su
internet..."
"Su internet ci
sono un sacco di cose per pipparoli, lui vuole quello e ogni tanto scantonare
un po'; altre cose iniziano a diventare rischiose faticose, o sporche e non
voglio pulire... non so se mi sono spiegato "
"Ma un maschio
come quello non vuole mica cose fantasiose, basta che alla fine si sega,
sborra, e va via contento. Ma comunque il giocattolo è tuo. Una volta a lui ho
provato a mettergli un dito nel culo. Si è incazzato come una bestia, diceva io
queste cose non le faccio..."
"Secondo me, gli
piacerebbe"
Ridiamo di cuore. Lei
anche se vestita come la sera prima, con i capelli impazziti, trucco sfatto, è
bellissima. La sua voce mi riscalda, mi affascina. E' bello averla a casa.
"Che vogliamo
fare oggi? Dai, fatti una doccia, ti trovo degli asciugamani e se ti va anche
qualcosa da mettere"
Sul viso le si è
dipinto un no gigantesco. Ma è un no delizioso, senza paura, solo per non
disturbare.
"Non so se posso
approfittare"
"Ti accompagno a
casa?, dai vieni." La porto in camera, dove aveva passato la notte. Riapro
l'armadio "Qui ci puoi trovare intimo, guarda se trovi qualcosa che ti
piace. Qui ci sono maglioncini, gonne. Fai tu."
La vedo che tocca la
fila di reggiseni nel cassetto. Adoro il suo tocco, la sua delicatezza. Sfiora
appena i maglioncini nel ripiano superiore, li osserva.
"Ti lascio sola.
Vado a preparare un caffè"
"No" mi
allunga la mano, sono lontano, cosa no? Non vuole che vado via, non vuole il
caffè? In un istante assorbo tutta la sua fragilità. Ha una bella scorza, ma in
questo istante con me c'è l'anima fragile e desiderosa di protezione.
"No, niente caffè
grazie."
"Ok, ti aspetto
di là."
Ci sono degli istanti
che valgono tutta una vita. Ci sono immagini che possono cambiare il destino
del tuo mondo, in meglio.
Esce dalla stanza. Si
è raccolta i capelli, ora il visto ha acquistato la sua dimensione, il suo
colore. Gli occhi sono immensi, la carnagione chiara. Sapevo che le mie cose le
sarebbero state grandi, ma lei ha fatto una scelta perfetta. Si è messa una
maglia color salmone che essendo lunga le fa da miniabito, sotto dei collant
neri, 50 den, le scarpe sono le sue, della sera prima, tacco normale, nere
lucide. Sembra che sia tornata una ragazzina timida e impacciata. Si avvicina
al tavolo dove sono seduto, tiene le maniche strette nelle mani, mi sta
distruggendo il maglione.
"Sei
bellissima"
"Scemo, non lo
dire neanche per scherzo. Hai un sacco di cose carine, e di buon gusto. Peccato
che le taglie, insomma: per voi maschi una che non ha la 4^ di seno non è una
donna?"
"Non ho solo
taglie da maggiorata!, che ti sei messa?"
"Nulla, che mi
mettevo un reggiseno che mi fa le tette da pornodiva, rimepiendole di ovatta? E
comunque tu non sei normale ad avere tutte queste cose. Ma quando le
metti?"
Mi piace come ha detto
'non sei normale', come un lezioso rimprovero.
"Beh, le avrei
messe oggi, per esempio"
"Per andare
dove"
"Nulla sto qui,
mi sarei fatto qualche foto, poi ho gli amici su facebook..."
"Che si fanno le
pippe sopra?"
"E anche se
fosse? Non c'è nulla di male, mi piace se qualcuno mi trova eccitante, a te non
piace?"
"Ma che c'entra.
io sono una donna."
"Per te è più
facile, sei bellissima anche con un maglione."
"Non è vero, sono
un mostro. Senti, c'è il caffè?"
"Te ne faccio
subito uno. Dai che andiamo a fare un giro, mica vogliamo stare a casa?"
"Ti vuoi liberare
di me?"
"Quante volte me
l'hai detto? Se ti volevo fuori dalle palle, forse non ti avrei neanche portata
qui. ti avrei lasciata davanti ad un pronto soccorso e tanti saluti"
"Hai ragione, ma
non so che dire, cosa fare. Incontro te in una delle peggiori serate della mia
vita. Sto bene come non stavo da un secolo, ma di questa cosa non so cosa
pensare"
"Hai visto le mie
cose, i miei vestiti da donna, e hai scelto quelli che ti sarebbero stati
meglio e che ti sentivi di mettere. Li hai visti, sono tutti puliti,
giusto?"
"Sì, sei quasi
maniacale"
"Mi dà sicurezza.
Io penso questo, che tutto quello che ti capita, se va via con acqua e sapone,
non fa male."
"L'hai letta nei
baci perugina sta stronzata?"
Elle volte la sua
volgarità mi dà fastidio
"No, alle volte
lo penso di quando viene Vincenzo a casa. Se dopo che è andato via basta lavare
per rimettere a posto, non ci sono problemi".
"Però tu pure
ieri sera stavi con me a quel bancone del pub"
"Perché mi sono
rotto le scatole di questa situazione. Fare l'amante del giovedì è una cosa che
odio, mi manca qualcosa di importante"
La vedo che china la
testa, inizia a lacrimare.
Non posso trattenermi.
La prendo per le spalle e l'abbraccio. Il suo singhiozzo è struggente. Mi
ricordo di mia cugina, più piccola di me, che durante uno dei nostri giochi da
bambini si fece male e io l'abbracciai. Poi arrivò la madre, che mi mollò un ceffone
perché pensava che fossi stato io.
Mi sembra di sentire
ancora il dolore dello schiaffo.
"senti, possiamo
continuare a piangere fino all'infinito. Ma oggi è domenica, è quasi
mezzogiorno, ho fame a casa mia non ho nulla da cucinare quindi andiamo a
pranzo. Il primo posto che vediamo ci fermiamo e facciamo i turisti."
"Sei scemo"
il sorriso riesce a rompere il pianto.
"Ma guarda, che
qui gli semi sono tanti!" Gli asciugo le lacrime. Il suo viso è
vicinissimo al mio. Leggo tutte le sue rughe, le sue fossette, i suoi colori, e
i suoi odori. Amo tutto e passo più volte un fazzoletto sulle sue guance, per
non perdere questo momento, per tenerlo all'infinito.
"Se continui, mi
consumi la pelle"
"Questo è un sì
alla mia proposta"
"Scemo, sì,
andiamo!"
Si dice che la fortuna
aiuta gli audaci, no, la fortuna aiuta le persone con il cuore leggero.
Troviamo subito parcheggio al centro e sicuramente i nostri cuori sono come
piume.
Sono rari i momenti in
cui non è importante quello che si fa, ma con chi lo si fa. Ci fermiamo davanti
ad un locale a caso. Ci servono cose fatte male, con un vino scadente e un
servizio pessimo. Ma ridiamo e siamo felici.
Roma è bellissima.
Siamo al Campidoglio, la vista sul foro romano fa da sfondo a lei che sorride e
ha il sole nei capelli.
Quante domeniche ho
passato nella solitudine, chiuso in casa a curare i miei sogni, se quello è il
prezzo da pagare, oggi ho avuto qualcosa che lo merita tutto.
"Ti va di
accompagnarmi a casa?"
"Veramente no,
vorrei che tu rimanessi con me, ma ... si fa tardi"
"Già. Però ti
prego, sali con me, ma non in quel senso"
Siamo tornati tutti e
due 18-enni e a quell'età non si sale a casa di un'amica se non ci sono i
genitori, non sta bene.
L'accompagno e capisco
il motivo del suo rifiuto. Soggiorno angolo cottura camera e cameretta.
L'angolo cottura non vede gesti di pulizia da mesi, piatti sporchi, ma per lo
più tazzine e avanzi di colazioni. Il soggiorno puzza un po', il divano è
ricoperto di cuscini a forma di cuore e orsacchiotti di tutte le dimensioni.
Qualche quadro dà colore e un po' di speranza, che non si puliscono non si nota
tanto.
"Capisci ora
perché non volevo tornare a casa? Io non guadagno così tanto da avere una
persona che mi fa le pulizie."
"Vorrei aiutarti,
se me lo permetti"
"E come, ci
mettiamo a dare di ramazza, di domenica sera?"
"No, prendi
quello che ti serve per qualche giorno e vieni da me. Posto c'è, sei lontana
dal casino e puoi pensare senza problemi, che all'ordine ci penso io, basta che
non mi fai casino".
"Non vorrei
approfittare, non è che poi ti viene qualche idea in mente e..."
"Le idee che mi
potevano venire in mente mi sono già venute tutte, quelle che puoi immaginare e
quelle no, ma come vedi... Vieni da me, ti rimetti in sesto e veniamo per dare
una pulita quando ti senti in forma"
E' ovvio che una donna
si faccia una valigia anche per pochi giorni. Mentre metteva le cose dentro
vidi che aveva un completo intimo della triumph che avevo pure io.
"Dovremmo trovare un modo per non confondere le nostre cose" E il
dirlo mi fa piacere. Lei mi guarda, "Tranquillo, che abbiamo taglie
differenti". Portava ancora il mio maglioncino, si era appartata per
mettersi il reggiseno, e ora le sue forme sono deliziosamente in evidenza.
"ehy, quello poi
me lo ridai, vero?"
Si strinse le braccia
al petto, come se la volessi privare di una cosa importante.
"Speravo che me
lo regalassi"
"Sarò felice se
lo vorrai tenere".
Ci stringemmo
calorosamente.
Rientro a casa sempre
tardi. Prima trovavo casa fredda, per non correre il rischio di fare andare il
riscaldamento a vuoto li accendo io.
Lei torna prima di me,
ha subito imparato ad accendere il riscaldamento, a tenere sistemate le sue
cose.
E' vero sono
maniacale, ma lo faccio per risparmiare tempo. Più è ordinato più la signora
pulisce bene. E l'ordine mi dà sicurezza. Marcella si è allineata
perfettamente, le sue cose le tiene in ordine. Non so quanto le pesi, secondo
me è solo questione di tempo, e poi uscirà di testa, del resto sono solo due
giorni. Oggi mi ha chiamato la signora che fa le pulizie. Sinceramente era una
telefonata inutile, voleva solo sapere qualcosa della signora che ospitavo. Mi sono
sempre chiesto se abbia mai curiosato nell'armadio.
Marcella cucina
stupendamente!
"Mi farai
ingrassare, alla fine dovrò scegliere se cacciarti da casa o andare in
palestra"
"Andare in
palestra non faresti mica male... ma non ti voglio costringere"
"Grazie, so dello
sforzo che fai per ... non disordinare"
"Ma sei scemo,
grazie a te per ospitarmi. Sabato vado a casa mia, porto un sacco e butto
tutto. Ti va di aiutarmi?"
"Certo!"
E' una vittoria per
me. Non posso negarlo, più lei si allontana da lui più si può avvicinare a me.
Anche se io vorrei averla per scelta, non come rifugio.
E quando penso questa
cosa già vedo il fallimento. Quante volte l'amico di una donna ne diventa il
compagno? Pochissime. Di quante sono stato l'amico, quante sono andato a
salvare perché si erano messe nei guai. Da tutte tanta gratitudine. E basta.
Con lei sarà la stessa
cosa, ma ora mi sto godendo i suoi sorrisi, il suo profumo. Le sue battute
cattive.
"Oggi l'ho visto
al lavoro. E' venuto verso di me per rassicurarmi. Si aspettava una mia
telefonata ieri, mi ha chiesto se va tutto ok; mi ha anche chiamato a casa. Gli
ho detto che è tutto ok e che sto qualche giorno da una mia amica".
"Come mai non ti
chiama al cellulare?"
"In effetti mi ha
chiamato, ma non ho risposto."
"Stai
scappando?"
"Si".
"Spero che non ti dispiaccia, che sei la ... mia amica".
"No, affatto,
anzi." Le sorrido. "anche il mio lui oggi mi ha chiamato. Vorrebbe
venire da me giovedì prossimo".
"Non possono fare
a meno di noi" ride, ma è tesa.
"Vero, e noi,
possiamo fare a meno di loro?"
"Io... sì, sto
meglio, senza di lui. Tu?"
"io non lo so.
Forse mi piace quello che faccio con lui, quello che gli faccio. Forse no.
Quando lui mi ha detto se poteva venire, mi ha fatto piacere"
"E allora? Fallo
venire, dai, io mi faccio un giro"
"Vediamo, ancora
non gli ho detto di sì. E tu?"
"io, cosa?"
"Lui si aspetta
di vederti, quando è il vostro giorno?"
"Mercoledì, era
diventato mercoledì."
"Domani."
"Che vuoi che
faccia, o meglio, secondo te cosa dovrei fare?"
"Non esiste un
durante, esiste un prima e un dopo. Nel prima c'è l'aspettativa, la passione
che si scatena, nel dopo c'è la gioia, la sicurezza. Il durante è quasi sempre
uguale. Per te come sono i prima e i dopo?"
"I prima sono
monotoni, fiacchi, stanchi. I dopo sporchi. I durante, hai ragione. Sono tutti
uguali"
"Ti sei risposta
da sola, hai diritto a dei prima pieni di aspettative, con la passione che
schizza alle stelle. Dei dopo caldi, teneri, promesse per un futuro di
sicurezza. I durante, beh' quelli si costruiscono insieme".
"Ok, tu? Come
sono i tuoi prima eccetera eccetera..."
"I prima sono
stupendi. Mi preparo, mi sistemo. Amo farlo, amo la trasformazione, entrare in
un altro mondo. Il durante, ti ho già detto che sta diventando sempre più
noioso. Il dopo è fatica, disgusto. Ma la vera cosa brutta è la sensazione di
vuoto."
"Sì, anche per
me, totalmente vuoto. Tu pulisci, io scappo"
"di fatto
assecondiamo, traendo un minimo di beneficio, perché perderlo ci farebbe stare
peggio."
"Forse dovremmo
ridisegnare le nostre vite".
"Hai detto una
cosa stupenda. Un po' alla volta. Mangiamo fuori o hai preparato tu?"
"Carissimo, ho
preparato io!"
"Marcella, io non
rinuncerò mai ad essere Bianca"
"Bianca?"
"Sono io, quando
vesto"
"Senti, e se
volessi invitare a cena Bianca"
"Penso che ora
come ora, sto provando un'emozione immensa, veramente vorresti?"
"Ma solo a cena,
dille che non ci sarà un dopo cena"
"Mi
aspetti?"
Sento che il cuore mi
scoppia. Mi tremano le gambe, le mani non riescono a stare ferme. Vuole
veramente vedermi vestita? Cosa mi metto?
Qualcosa per una cena.
Come mi trucco? Non voglio farla aspettare. Devo fare in fretta.
Il breve corridoio che
unisce la camera da letto al soggiorno è la mia passerella. Ho messo le mie
scarpe preferite, un tacco 10, nere laccate che faranno la musica che annuncerà
il mio ingresso. Entro in soggiorno, lei è ai fornelli.
"E' pronto?"
Si gira di scatto,
sento i suoi occhi che si poggiano ovunque. Il suo sguardo è attento,
indagatore. Mi sta giudicando, poi mi guarda dolce, quasi materno.
"Sei altissima
forse non dovresti mettere certi tacchi, però hai belle gambe, e mi piace come
scegli i vestiti"
"E' solo una
cosina così, il minimo per andare a cena con un'amica preziosa".
La cena è deliziosa.
Non è certo da ristorante, ma al tavolo c'era anche un fiore.
"Bianca, ti devo
confessare che un po' di timore l'ho avuto." mentre lei parla io sto a
schiena dritta sulla sedia, mangio in punta di forchetta. Con una mano tengo
delicatamente un tovagliolo sul petto, per evitare le briciole. Bevo, e lascio il
rossetto sul bicchiere. Devo essere sincera, l'attenzione per quello che dice
non è totale.
"Ho conosciuti
molti uomini, " continua "detto così non ci faccio una bella figura,
ma fra questi ce ne sono stati che volevano fare con me cose strane. Ora non
voglio neanche ricordare, ma vedi, il mio lui, per me è stato anche una ventata
di normalità. Dedito alla famiglia, lavoro casa amici. Sì, amante. Ma anche
questo è considerabile una normalità. Volevo lui, essere la sua famiglia: oppure mi sembrava di vedere un bel film, di cui volevo far parte. Sicuramente, non volevo essere il sollazzo di metà settimana." Fa una lunga pausa. "Dimmi tu, come ti senti, sai che sei anche
carina?"
"Come mi sento, è
difficilissimo a dirlo. Sto bene, ora faccio due passi per la stanza. Voglio
camminare, ballare, vivere", Mi alzo dal tavolo. Adoro camminare per la
stanza, sculettare. Mi giro, lei mi guarda. Non so definire il suo sguardo, ma
il suo sorriso mi sembra sincero.
"Senti, e poi
cosa fai quando sei sola"
"Cosa faccio,
vedi, quando mi vesto in genere, beh, è difficile, mi eccito tantissimo"
sono in piedi, il vestito scende liscio, sotto la vita nessun promontorio
strano. "Ora no, sono con te, tu sei una mia amica, la mia felicità è
immensa." "Quando sono sola, magari accendo il pc, lo collego alla
tv, mi collego ad una video chat, e mi faccio vedere. Mi piace, ci sono un
sacco di uomini che mi trovano eccitante"
"Non è ..."
"Mortificante?"
"Sì, squallido,
riduttivo, tutto quello che fai, tutto quello che sei, ridotto così. Non ti
senti sprecata?"
"Sì. Non è facile
dire certe cose, alle volte accetto anche soldi, per fare spettacoli
privati."
"Fai la
puttana?"
Mi colano delle
lagrime. E spero che non si disfi il trucco.
"in un certo
senso, lo trovo eccitante come ruolo"
"E guadagni
bene?" Mi chiede con un sorriso?
"macché, pochi
euro, solo per giocare, e poi dici sprecata, ma conservarmi per cosa? Come
dovrei impiegare il mio tempo? cercare una donna, a cui negare la mia identità
per il resto della vita?"
"Ma solo una
donna? Magari un uomo ti potrebbe trovare interessante"
"Gli uomini non m'interessano,
e loro in me vedono solo un modo per farsi una trombata"
"Hai ragione, lo
pensano delle donne, figuriamoci."
"Per un maschio
che si veste da donna non ci sono molte altre considerazioni: sei uno che è
pronto a fare pompini e prenderlo al culo e tutto a costo nullo; perché i veri
uomini non le pagano le donne!"
"Pagano, tutti
pagano"
"Senti, io ho
bisogno di aria"
"Volevo dirtelo
pure io, ma devi rifarti il trucco"
"Ma non verrei
così"
"E perché no? Sei
bellissima"
Le gambe mi divennero
molli, mi sento proiettare in un'altra dimensione. Lei mi fa sentire veramente
in un altro mondo.
"Grazie, sei la
prima che mi dice una cosa simile, è meraviglioso"
"Senti, tu sei
mai uscita?"
"Solo per fare un
giro in auto"
"Allora andiamo,
ce l'hai un soprabito, che fa freddo"
"Sì,
andiamo"
Andiamo senza meta, è
per me come una sorella, è tenera, protettiva. Sto bene insieme a lei. Ci
fermiamo davanti ad un bar.
"Dai, te la
senti?"
"Sì."
Scendiamo. Uscire
dall'auto per me è come entrare nel mondo, come un parto. Entriamo. Non
passiamo inosservate, ma nessuno ci fissa. Riceviamo sguardi di sfuggita, ma da
tutti i presenti.
Prendiamo un
analcolico. Paga lei, io ho dimenticato il portafogli, i documenti... tutto.
Ci sediamo. Sento
freddo alle gambe.
"Bianca, ci
guardano tutti, hai visto?"
"Sì, ma tutti
guardano te, tu sei bellissima, non te l'ho detto per non sembrare troppo
diretta, ma mi hai subito affascinato. I tuoi capelli, la tua voce. I tuoi
occhi. Sei bellissima"
"Mi fai
arrossire. Grazie."
"Vedi, io ho un
senso di ammirazione per la bellezza, ammirazione e gratitudine, per la
bellezza femminile. Per te potrei fare qualunque cosa. Ma è anche il peggior
modo per avvicinarsi ad una donna, e infatti, io sono solo"
"Per avvicinarsi
ad una donna scema"
"Forse"
E' stata una serata
intensa, torniamo a casa.
"Bianca, lascia
che ti aiuti". Mi apre la chiusura lampo che sta dietro al vestito.
Aprendosi scivola lungo le braccia. Lo stringo a me, e rimango con la schiena
scoperta.
"Fatti vedere,
che porti sotto?"
Il vestito scende ai
miei piedi. Rimango in reggiseno, imbottito, mutandine, collant. Lei mi guarda,
mi viene istintivo di mettere la mano davanti ai genitali e il braccio davanti
al seno
"Che fai ti
copri? Quanto sei timida cara Bianca"
"Non sono
abituata"
Non sono eccitato. il
mio pene all'inizio era duro, quando mi sono vestito, poi già quando mi
truccavo era rientrato nei ranghi. Tutta la sera è rimasto moscetto, dentro le
mutandine. Ora lei mi sveste, e non sento eccitazione.
"Marcella,
andiamoci a struccare, e poi dritte a nanna che domani .... si lavora!"
"Ok cara
Bianca"
L'ultima scena della
giornata che voglio ricordare, io che le passo i batuffoli per struccarsi, e
lei che usa uno su di me.
"Marcella, questa
sera viene lui, che vuoi fare? In genere le sedute durano meno di un'oretta. Ti
va di aspettare in camera? Lui in genere si cambia nella stanza piccola, e poi
stiamo qui in soggiorno."
"Preferisci che
torno a casa mia?"
"veramente no, mi
piace averti mia ospite. Ma glielo devo, è da molto che non viene."
"Secondo me a te
piace più di quanto vuoi ammettere"
"Mi sento in
debito; e ho paura che possa combinarmi qualche casino al lavoro".
"Hai ragione.
Senti, io mi metto in camera tua, leggo, magari origlio, non faccio
rumore."
"Una cosa che mi
piacerebbe, se mi aiutassi a preparami."
"Certo cara
Bianca, mi farà piacere"
"Allora questi
sono i vestiti per lui, li mettiamo in cameretta. Pensavo di farlo vestire da
cameriera, poi lo lego e lo sodomizzerò con un plug anale. Dopo che ha servito
qualcosa da bere. Ora andiamo. " andiamo in camera mia. "Pensavo di
mettere queste cose. " Ho disposto sul letto intimo e vestito.
Marcella è un po'
pensierosa. "Come posso aiutarti?" poi aggiunge con un sorriso
"mi sento un po' fuori posto"
"Dai che mi
trucco."
Indosso una vestaglia
di seta rosa, sotto nulla. Ho messo un paio di pantofoline, mi sembrano molto
carine.
Inizio a spalmare la
crema idratante, poi correttore, fard. Continuo ritoccando il contorno
occhi.
Lei mi guarda
"Sei molto brava, io metterei un rossetto meno acceso, ma stai bene anche
così"
"Ora metto il
resto" mi alzo e le do le spalle "Cara, con il tuo permesso..."
"Devo
uscire?"
"No, rimani pure,
ti do le spalle".
La vestaglia mi
scivola via. Mi vede di spalle, sono completamente nuda, m'infilo le mutandine,
rosse, di pizzo. Il reggiseno, me lo chiudo dietro, mi sistemo le coppe e le
imbottiture. Mi sento guardata. Mi piace. Infilo una sottoveste di raso. Le
calze, autoreggenti, per metterle poggio il piede sulla sedia, poi tiro su la
calza. Interpretare il movimento mi fa sentire donna, penso di farlo come lo
fanno loro. Poi le scarpe. "Ora il vestito, dimmi se ti piace". Mi
sono vestita per lo più girandole le spalle, per evitare che mi vedesse nuda.
Il vestito è ampio sotto, segue poi le forme sopra. E' coperto davanti, non mi
piacciono quelli scollati. "Mi aiuti?" Lei si avvicina e mi alza la
chiusura lampo. "Grazie."
Ora la parrucca.
Marcella è attonita,
mi guarda, la vedo perplessa.
"Cara, sei
silenziosa, non so, vuoi che smetta, lo chiamo e gli dico che non se ne fa
nulla, oppure andiamo in un albergo"
"No" mi
sorride "tranquilla, è che mi piace quello che fai, e non riesco a capire
quello che provo."
"Cara, non credo
che capiti spesso, lasciami questa vanità, di essere singolare.”
"Sei uno
splendore. Ti pettino.... ma ti devi sedere che sei altissima"
Mi siedo unendo le
ginocchia. Lei armeggia con la spazzola, sento che forza un po', poi la sento
scivolare bene. "Ok, sei perfetta"
"Andiamo in
soggiorno e prepariamo qualcosa."
Mi alzo, camminare sui
tacchi mi viene bene e ho acquisito le movenze femminili.
Sistemo le corde, le
manette, e un vassoio con i salatini. Da una parte dei cazzi di gomma e plug di
diverse dimensioni.
"Ora non resta
che aspettare. Ma tu sei sicura che vuoi stare nella mia stanza? Lo sai che
puoi fare come vuoi"
"Tranquilla, non
essere in pena per me, ricevi il tuo amico, fa quello che vuoi. Magari mi trovi
che dormo"
"Ok." Mi
avvicino a lei per darle un bacio sulla guancia ma istintivamente si ritrae.
Mi sento malissimo,
l'istinto è istinto. Non posso forzarla, lei per farmi piacere, per convenienza
anche, perché no, mi accontenta.
"Vado dai, che
magari sta per arrivare"
Spero di non piangere,
spero che non mi spunti una lagrima. Ma sto piangendo.
Arriva lui. Rapidi
convenevoli, ha portato dei cioccolatini, com'è caro, com'è falso. Lo
accompagno nella stanzetta.
Dopo un po' esce
cameriera. "Cara, sul tavolo ci sono i salatini, puoi servirli per favore,
grazie sei meravigliosa"
Ne fa cadere uno.
"Mi scusi
padrona, è una cosa che non capiterà più"
"Certo che non
capiterà più, ma per ora ti devo punire"
L'ammanetto, lo lego.
In ginocchio. Dal collo fino alle gambe. Poi gli abbasso le mutandine e gli
metto la crema.
Ero eccitato, il mio
cazzo era duro già quando mi vestivo con Marcella, e lei sicuramente se n'è
accorta. Sì, ora lo sodomizzo, così mi sfogo. Ma prima gli voglio mettere un
plug. E' legato, e imbavagliato. Penso che sia comodo, gli ho messo dei cuscini
sotto. Gli faccio vedere il plug, fa un'espressione impaurita, ma per me è solo
desiderio. Lo fa sempre. Glielo inserisco dolcemente. Mugola.
"Vincenzina, ti
piace, se non ti piace lo sai che ne prendo uno più grosso."
Gli slego la benda che
ha sulla bocca. "Sì, lo adoro, mettilo tutto dentro"
Certo che glielo metto
dentro tutto. Scivola dentro come risucchiato.
Mi alzo, faccio
qualche passo e lo guardo mentre si gode la sua umiliazione. Mi sento gonfia in
mezzo alle gambe, e ho bagnato le mutandine, forse anche il vestito.
Marcella esce dalla camera. Questa volta tocca a lei fare la passerella nel breve corridoio che porta al soggiorno. Penso
la sorpresa per Vincenzo che non sospetta la presenza di nessuno. Ma mai come la mia nel vederla come s'è trasformata. Autoreggenti, le scarpe altissime,
mutandine e reggiseno. Il suo corpo è piccolino, il seno sarà una seconda
scarsa. Ma io lo adoro. I capelli sono una nuvola rossa del tramonto. Porta una
mascherina fatta con qualcosa che non capisco. Non si vuole fare riconoscere.
Questa cosa sicuramente farà impazzire Vincenzo. Si avvicina a me. Mi bacia. Un
bacio umido, caldo, intenso, la sua lingua fruga, la mia lingua non ha il tempo
di fare nulla. Mi carezza in mezzo alle gambe.
Sussurra "Ti
voglio". Lo ripete. Aumenta sempre d'intensità. Quando siedo sul divano
quasi lo sta urlando.
Mi ha alzato il
vestito. E' sopra di me. Ho paura che non sia abbastanza umida, non so come
dirglielo. Farfuglio qualcosa del tipo "Forse non sei pronta, aspetta un
..." "Sono pronta da quando ti ho incontrata al bar, ti voglio"
E' un momento
dilatato, percepiscono ogni istante. Si mette su di me, posizione il bacino sul
mio e lascia che li mio cazzo entri dentro di lei.
Calore intenso,
l'umidità attesa. All'inizio sento un po’ di dolore sul glande, ma poi scivola
dentro meravigliosamente. Un meraviglioso dialogo si instaura fra noi,
completando quello che c'è stato in quei giorni. Stiamo comunicando, ed è come
se ci raccontassimo la storia della nostra vita, fortificandoci reciprocamente.
Le sue mani si
poggiano sul mio seno, sulle imbottiture, che lei strizza, vorrei avere un seno
vero, con la percezione della sua stretta.
Sudiamo, probabilmente
mi si sta sciogliendo il trucco.
Lei è bellissima, e io
sono felice come mai sono stata, quando godo dentro di lei.
No, non voglio che
finisca tutto. Mi ritraggo, mi disprezzo, volevo mantenere all'infinito quel
momento. Lei si avvicina e ci baciamo nuovamente.
Sentiamo qualcosa,
Vincenzo ci ha guardato per tutto questo tempo. Forse ci ha chiamato prima ma
non ce ne siamo accorti.
"Voglio godere
anche io" Quasi piange. Ci alziamo con una certa fatica. Marcella si
carezza in mezzo alle gambe, mi guarda, e dice "Qualcosa per la signorina
forse è rimasto". Si avvicina a Vincenzo. "Lecca piccola troia, è
tutta robina sana e buona." Vincenzo lecca avidamente. Dalla vagina di
Marcella escono i suoi umori mischiati al mio seme, e vengono tutti puliti
accuratamente.
Mi sento in colpa nei
confronti della mia cameriera Vincenzina, le metto un preservativo e le faccio una sega.
Sono bastate tre stantuffate, un mare di seme ha riempito il sacchetto.
Marcella si è messa una
mia vestaglia di seta. io mi sistemo il vestito. Vincenzo slegato, scosso, si è
rivestito e se ne sta andando, come sempre, senza salutare, nel silenzio del
suo senso di colpa.
Io e Marcella
rimaniamo sul divano. Ogni tanto ci diamo un bacio.
"potrei morire
pure ora"
"quanto sei
scema, ora che abbiamo cominciato a vivere?" e mi bacia.
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