Incontro, visto da lei

 

E’ passata mezzanotte. Mi ha appena riaccompagnata il quarto della serata. Sì, il quarto cliente a cui ho fatto un pompino. Quando si è allontanato subito si avvicina un’auto: stationwagon, vecchia, forse 15 anni. La porta un quarantacinquenne, calvizie incipiente, fisico alla deriva. Di ritorno da un pranzo con amici o colleghi forse vuole lasciarsi andare a qualche piacere della strada.

“30 euro in auto”

“Vieni”

Gli indico la strada per arrivare in un lato del parco.

“Fermati qui amore”

Sì, faccio la puttana.

Si ferma, gli carezzo le gambe. Lui inizia a levarsi i calzoni. Sono così buffi i maschi quando stanno con i calzoni scesi.

“Mi dai prima…”

Prima farsi pagare, poi amore, è una regola molto nota.

“Che mi fai per 30 euro?”

“Quello che vuoi amore, ti posso fare un pompino da sogno, ma anche amore.”

Gli carezzo il cazzetto. Certo, non si lava molto. Anzi: puzza proprio. Ma ci sono abituata: i clienti si fanno la doccia sempre dopo, mai quando dovrebbero: prima.

“Senti, a casa lavori?”

“Certo amore, a casa 100”

“Andiamo? Che qui in macchina è troppo scomodo”.

Lo porto a casa. Condivido una piccola casa con un’altra ragazza. Le ho mandato un messaggio, non è a casa.

Casa è piccola, angusta, due camere, un disimpegno con un mobile che ospita una cucinetta da campeggio. Giusto per farsi la colazione.

La mia camera la tengo sempre in ordine. Sono maniacale. L’ideale sarebbe avere una camera per ricevere i clienti, e una dove dormire, ma non me lo posso permettere.

Aspetto che si finisca di spogliarsi. Rimane in calzini e maglietta bianca. Mi avvicino, lo abbraccio, voglio sentire il suo calore sulle mie tette, voglio che senta i miei capezzoli sulla sua pelle e quindi gli levo la maglietta.

“Sei un bel ragazzo, come mai da solo?”

Lui non risponde, credo che non sappia cosa dire. Mi giro: “Mi aiuti con la zip?”

Le sue mani sono impacciate ma il vestito va via. Rimango con solo le mutandine.

“Ti piace guardarmi?” Prendo un boa di piume, una cosa comprata dal cinese ovviamente, e inizio a passarmela a dosso. Le piume mi fanno un po’ il solletico. Sottolineo il seno, i fianchi... poi lo passo in mezzo alle gambe.

“Dai, sdraiati”

Sono sopra di lui e inizio a baciargli il corpo. Accidenti come puzza. Vabbè, spero che sborri presto.

Però no, uffa, non mi va che vada via! Mi piacerebbe che rimanesse nel mio letto. Non voglio tornare in strada, oppure rimanere sola. Sono quasi portata a dirgli se vuole restare con me, per sempre.

Ma ovviamente non lo faccio, sono una puttana e lui è solo un cliente.

Continuo a baciarlo mentre penso a questo. Ma il suo piselletto non si sveglia.

Magari riesco a farlo rimanere per sempre con me. Magari si innamora e mi sposa, andiamo a vivere in una casa vicino al mare, dove potremo avere dei figli…

Forse ho trovato come farlo svegliare.

Ho preso delle mutandine e un reggiseno che con la coinquilina trovammo in una valigia. Lei disse “possono servire” anche se stavano grandi ad ambedue. Ecco cosa gli piace. Gli metto il reggiseno. Gli metto le mutandine. Certo il contrato con i peli del corpo è troppo forte. Ma ora il suo cazzo è duro e posso iniziare a fargli una pompa.

Anche così combinato, lo vorrei come marito? Certo. Non voglio più essere sola, voglio scopare con la stessa persona, non tirare ad indovinare ogni volta, cosa gli può piacere o no.

Gli ho messo un preservativo e continuo il pompino. Il solito sapore di fragola, ma ne abbiamo a centinaia, tutti con il sapore fragola. Almeno copre un po’ il suo puzzo.

Disteso, con il reggiseno, io sopra che mi calzo il suo cazzo nella figa.

Devo dire che non è male. E’ caldo, è duro. Non è grande ma che mi importa, lo sento mio. Sento che la sua vita è mia, e mi lascio andare a pensare che la mia sia sua.

Penso ‘dai, non sborrare, rimani dentro di me, rimaniamo insieme’.

Ma è troppo eccitato, troppo carico di sborra per non esplodere. Che esploda è proprio la sensazione che ho: il suo seme imprigionato dentro il preservativo mi fa sentire come se avessi un palloncino.

Mi distendo sopra di lui, scivolo su un fianco e mi infilo sotto al suo braccio. Mi sento una ladra. Mi ha pagato per la scopata, gli sto rubando un po’ di tenerezza.

“Sei stata fantastica”

“Grazie, anche tu”

Magari puzza ed è brutto, ma è gentile.

“Ma ti eccita questo?” E gli indico il reggiseno.

“Sì, mi manda in orbita”.

“Allora guarda, ora lo metto in questo sacchettino, così se ti va di venire un’altra volta te lo faccio trovare. Magari ti faccio trovare anche qualcos’altro.”

“Grazie, certo, verrò con piacere.”

Che mi sta succedendo? Non voglio che vada via.

Prendo delle calze.

“Perché non le provi? Se ti stanno le metto nel sacchetto”.

Sapevo che gli sarebbero state, per me erano grandi. Ora ha il reggiseno, le calze autoreggenti e le mutandine.

“Beh, sei carina lo sai?”

Si mette seduto sul letto e incrocia le gambe. “Mi prendi in giro?”

Un po’ sì, sto esagerando. Ma sebbene il corpo sia tutt’altro che femminile, quando si è messo seduto e ha incrociato le gambe, mi ha fatto pensare ad una ragazza un po’ su di peso, ma qualcosa di femminile c’è.

“Ma se ti trovassi anche una parrucca?”

Non riesce a parlare, ma capisco che è un sì.

Ne prendo una, sono sempre comode, la pettino e mettergliela è un attimo.

“Secondo me, ti levi bene la barba, un trucco un po’ pesante … e diventi veramente una bella signora”.

Vestiti ovviamente non ne ho, ma ho dei foulard molto grandi. Li lego fra loro, e gli faccio una specie di camicetta. E’ veramente grosso.

Sta davanti allo specchio a fare un po’ di smorfie, e la parrucca femminilizza molto bene il suo volto.

Da dietro faccio passare le mani e le poggio sul suo seno. E’ bello pronunciato, gli pizzico le tette.

“Ti piace cara?”

“Sì” sospira “continua”.

“Secondo me, tu sei una bella ragazzona, che è in cerca di un bel maschione che la faccia sentire femmina”

Le mie parole non lo lasciano insensibile. Allora continuo.

“Ora andiamo per strada insieme, ci baciamo e lesbichiamo un po’, e aspettiamo che un’auto si fermi, un maschio ci carichi e ci facciamo scopare, che ne pensi?”

“Sì, lo voglio”.

“Che ne dici la prossima volta? Ti trucco e vieni a fare la puttana”.

Il suo cazzetto era nuovamente duro.

“Dai, segati, mentre io gioco con le tue tette”

Il potere di un reggiseno una parrucca, mutandine e calze. E’ nuovamente ingrifato e si sega. Ma ora sono la protagonista della sua eccitazione. Sì, prima era dentro di me, ma poteva essere in chiunque. Ora sono io che con le mie fantasie lo faccio eccitare.

“Dai, siamo per strada, si ferma un’auto. E’ un bell’uomo che ci guarda e ci dice ‘ragazze, venite che non voglio essere solo questa sera’ e noi saliamo. Lo mettiamo al centro e iniziamo a baciargli il cazzo, ma spesso la lingua scappa e ci baciamo fra noi. Adoro litigare il cazzo con una bella gnocca come te. Poi, quando è bello duro, ci mettiamo a pecorina e lasciamo che lui scelga dove infilarsi. Lo vuoi tu?”

“Sì, prima a me, ti prego!”

“Ecco prima scopa te, e tu te lo prendi tutto nel culo, perché sei una frocetta che vuole tanto cazzo”

Ed ecco che sborra la seconda volta. Si accascia a terra. Gli porgo dei fazzoletti per pulirsi e lo distendo sul letto.

Ci abbracciamo.

E’ un abbraccio finto. Non è amore, non è passione, ma è umano. La nostra è solo stanchezza. La sua fisica, la mia di rimanere sola.

 

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