incontro, visto da lui
Queste cene aziendali, dove tutti sono
amici, non le sopporto più. Abbiamo finito alle 23.00 e sono in giro per Roma.
Non mi va di tornare a casa. E’ da questa mattina che sono via. Mi prendo
queste ore come pausa della normalità.
La vedo. Mi piace, non è giovanissima. Le
prostitute giovani mi mettono sempre in difficoltà. Ha un bel vestitino nero.
Sì, è un po’ su di peso, ma mi piace molto. Mi è bastato un attimo per vederla
quando è scesa dall’auto. Mi accosto.
“Quanto vuoi cara?”
“30 euro in auto”
“Vieni”
Mi indica la strada, andiamo in un
parcheggio, in un punto lontano. Le do i soldi e inizia a toccarmi. Mi piace
come lo fa. Mi slaccia i pantaloni e io me li abbasso. Accidenti, mi dispiace
che non sia pulito come vorrei. Ma è da questa mattina che sono in giro.
“Che mi fai per 30 euro?”
“Quello che vuoi amore, ti posso fare un
pompino da sogno, ma anche amore.”
Mi carezza in mezzo alle gambe, ma non mi si
drizza. Ma come faccio, povera, lei non c’entra. Non sono pulito, in questa
cazzo di macchina siamo stretti.
“Senti, a casa lavori?”
“Certo amore, a casa sono 100”
Posso dargliene pure di più, le lascerò una
mancia.
“Andiamo? Che qui in macchina è troppo
scomodo”.
Arriviamo a casa sua, quartiere nel centro,
ma palazzo vecchio. Sull’ascensore, stretto mi si spalma a dosso. E’ bello
tenerla vicina, far finta che sia la mia ragazza. Vorrei che la corsa in
ascensore non finisse mai, si è infilata sotto al mio braccio. Le volevo
toccare il sedere, ma mi limito a cingerla per i fianchi, come se ballassimo in
pubblico.
Entriamo a casa sua. L’ingresso ha tre
porte, è piccolo, da una parte un cucinino che mi sembra troppo traballante per
stare in una casa
Mi fa entrare nella sua camera. E’ un’altra
cosa. Tutto molto ordinato e pulito.
Le allungo i soldi. Lei mi dice “ma i 30 me
li avevi già dati, e fa per darmi il reso”. Le dico “tienili”.
Mi spoglio.
“Sei un bel ragazzo, come mai da solo?”
Storia troppo lunga, lei percepisce la
difficoltà e mi volta le spalle.
“Mi aiuti con la zip?”
E’ bellissimo farlo. Credo che sia il gesto
riservato ad un uomo più dolce e romantico che gli possa capitare, e ovviamente
carico di aspettative. Il vestito nero è molto carino, un tubino che poi si
apre a gonnellina. Supero qualche difficoltà, ma viene via.
Non porta reggiseno. Ha veramente un bel
fisico, tette sode, fianchi larghi.
“Ti piace guardarmi?”
Prende un boa di plastica, una cinesata da
pochi euro. Ma se lo passa sul corpo. Sì, mi piace guardarla, mi piace il suo
corpo e come si muove. E’ bella. Troppo bella, mi domando perché sia finita a
fare la puttana. Mi vergogno di aver pensato questa cosa; se fosse stata meno
bella accetterei che faccia la puttana? Non dovrebbero fare le puttana, nessuna
donna dovrebbe, io non dovrei essere loro cliente. Non è giusto.
Lei mi leva la maglietta, sento i suoi
capezzoli sulla pelle. E’ meraviglioso. Forse non potrei mai avere una bella
donna che facesse l’amore con me come fa lei, se non fosse una puttana. Forse
le puttane fanno un lavoro sociale.
“Dai, sdraiati”
Mi sdraio, è sopra di me, mi bacia. Ma non
riesco ad eccitarmi. Lo sapevo. Forse dovrei andare da un dottore, forse dovrei
solo essere più stronzo. Più penso che non mi si drizza e meno mi si drizzerà. Ma
se non vengo, potrò rimanere insieme a lei, sì certo, è solo una puttana e io
un cliente, ma vorrei rimanere con lei, non voglio essere solo.
Ma vedo che lei si desta, va verso l’armadio
prende delle cose. Ma è un reggiseno, di pizzo, nero, carino. Capisco dai suoi
movimenti che è per me. Mi alzo e lei me lo mette. E lo riempio pure bene, ho
delle tette di mio abbastanza pronunciate e il reggiseno è imbottito. Poi mi
infila anche delle mutandine. Accidenti ora sì che sono eccitato.
La sua bocca è caldissima. E’ bello quello
che sta facendo. Mi mette un preservativo. Forse vuole finire. Certo, è giusto
che finisca tutto.
Disteso sul letto lei mi cavalca e sono
dentro di lei. E’ una sensazione calda, umida. La vedo che mi domina, il suo
stupendo seno, e poi anche io ho il seno. E’ tutto meraviglioso. Lei si inclina
verso di me, i nostri seni si toccano e lei mi bacia. La sua lingua si immerge
dentro di me. Mentre io sono dentro di lei, lei è dentro di me. Non voglio
sborrare, ma non riesco a trattenermi.
Lei si ritrae, ha una strana espressione,
come delusa. Mi dà un fazzoletto, nel quale metto il preservativo e con un
altro mi pulisco. Butto tutto in un secchietto vicino al letto, lei mi fa
rimanere nel letto infilandosi nell’incavo del braccio poggiato sul letto con
il resto del mio corpo. E’ calda, profumata, sento il suo cuore battere. Le
sussurro “Sei stata fantastica”
“Grazie, anche tu”
“Ma ti eccita questo?” Mi dice, indicando il
reggiseno.
“Sì, mi manda in orbita”.
“Allora guarda, ora lo metto in questo
sacchettino, così se ti va di venire un’altra volta te lo faccio trovare.
Magari ti faccio trovare anche qualcos’altro.”
“Grazie, certo, verrò con piacere.”
Sono al settimo cielo! Prima il calore era
solo del corpo, del suo corpo che stava attaccato al mio, ora il calore che
provo lo sento ovunque. Mi sento accolto. Certo che verrò ancora, certo non mi
lascio scappare questa occasione di essere con lei.
Si scosta e fruga in un cassetto.
“Perché non le provi? Se ti stanno le metto
nel sacchetto”.
Sono autoreggenti, nere, con la balza molto
alta. Levo i calzini, come devo essere stato ridicolo, li tenevo con mutandine
e reggiseno. Le infilo. Le so infilare. L’ho fatto decine di volte. Mi stanno,
sono alte e non stringono troppo. Mi guardo allo specchio, ginocchia unite,
piedi paralleli, poi piego una gamba un po’ in avanti, porto una mano a
coprirmi il petto e una il pube, pudicamente.
“Beh, sei carina lo sai?”
Mi metto seduto, gambe a 77, incrociandole.
“Mi prendi in giro?”
Un po’ me lo merito. Ciccione, peloso e
intimo da donna.
“Ma se ti trovassi anche una parrucca?”
Ma perché fa tutto questo, certo, anche la
parrucca, ho paura di metterla, ho paura di quello che vedrò. Ma la lascio
fare.
In pochi istanti ne prende una, la sistema e
me la infila.
“Secondo me, ti levi bene la barba, un
trucco un po’ pesante … e diventi veramente una bella signora”.
Come dirle di no? Certo, mi farò la barba
benissimo la prossima volta, e non solo la barba. Via tutti i pelacci dal corpo
e poi mi truccherò per lei, o lascerò fare a lei.
Prende dei foulard li lega, per gli spigoli,
me li passa dietro la testa, davanti, poi una fibbia ed ecco che ho una specie
di blusa. Mi guardo allo specchio e faccio la smorfiosa, mi porto i capelli
davanti, mordicchio una ciocca.
La vedo dallo specchio. Si è avvicinata e mi
infila le mani sotto i foulard. Mi tocca il seno, mi pizzica i capezzoli.
“Ti piace cara?”
“Sì” sospiro, mi ha detto cara “continua”.
“Secondo me, tu sei una bella ragazzona, che
è in cerca di un bel maschione che la faccia sentire femmina”
Mi basta lei, non voglio cercare altro, ma
certo, provare l’esperienza con un maschio non mi dispiacerebbe.
“Ora andiamo per strada insieme, ci baciamo
e lesbichiamo un po’, e aspettiamo che un’auto si fermi, un maschio ci carichi
e ci facciamo scopare, che ne pensi?”
“Sì, lo voglio”.
“Che ne dici la prossima volta? Ti trucco e
vieni a fare la puttana”.
Mi si drizza un’altra volta.
“Dai, segati, mentre io gioco con le tue
tette”
Mi masturbo. Non riesco a capire cosa sto
provando. Lei mi ha trasportato con le sue parole in un mondo di fantasia,
delle mie fantasie represse, e mi ha fatto eccitare. Lei con la sua mente.
“Dai, siamo per strada, si ferma un’auto. E’
un bell’uomo che ci guarda e ci dice ‘ragazze, venite che non voglio essere
solo questa sera’ e noi saliamo. Lo mettiamo al centro e iniziamo a baciargli
il cazzo, ma spesso la lingua scappa e ci baciamo fra noi. Adoro litigare il
cazzo con una bella gnocca come te. Poi, quando è bello duro, ci mettiamo a
pecorina e lasciamo che lui scelga dove infilarsi. Lo vuoi tu?”
“Sì, prima a me, ti prego!” Credo che vorrei
provare il suo cazzo per tutta la sua durezza, dentro di me.
“Ecco prima scopa te, e tu te lo prendi
tutto nel culo, perché sei una frocetta che vuole tanto cazzo”
Sì. Con lei vicino potrei dare sfogo alle
mie fantasie da frocetta.
Ci abbracciamo.
E’ un abbraccio finto. Non è amore, non è
passione, ma è umano. La nostra è solo stanchezza. La mia fisica, la sua, non
so.
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