Uno schifo d'uomo che è sempre andato a mignotte
E mi trovo a girare ancora una volta da solo, nella notte, alla guida della mia auto.
Casa mi sembra
immensa. Era quella dei miei genitori. Quando ero piccolo c'erano pure i nonni
e una zia con il marito e i figli. A tavola capitava di essere pure in 12.
Ora sono solo, chi è
andato via, chi è morto.
Non mi sono mai
sposato; basso, cicciottello, pochi capelli, non ho mai trovato nessuna, forse
non l'ho cercata. Forse mi è sempre bastata la compagnia occasionate di signore
che lo facevano per soldi.
Questa sera più che
mai trovo la casa opprimente. Troppo spazio, troppi ricordi, troppo vuoto.
Giro senza meta per la
città.
Ma chi voglio prendere
in giro? Le zone le conosco perfettamente. Negli anni sono cambiate le
persone. Ormai sono 20 anni. Con alcune ragazze strinsi anche amicizie
profonde. Alcune scomparvero, tornarono a casa oppure si accasarono qualcuno e non
vollero che si sapesse del precedente lavoro. Per altre la prigione. Poi ci
furono gli anni delle droghe pesanti. Quelli delle malattie. Quante ne vidi
scomparire dall'oggi al domani. Povere anime.
Io sono rimasto lo
stesso. Uno schifo d'uomo che è sempre andato a mignotte.
Questa ha tutta l'aria
di essere una notte come le altre. Io sono il cliente, molti pensano che sia la
parte forte del rapporto con una prostituta. Invece siamo tutti dei disperati e
loro ci donano la loro bellezza in cambio di pochi spiccioli.
Il mostro della
disperazione sta salendo e si fa sempre più forte. Il desiderio è al
massimo. La voglia di avere un corpo caldo in cui immergermi mi farebbe
scendere a qualunque compromesso. Ma so già quanto mi sentirò imbecille dopo.
Mi sembreranno soldi sprecati, tempo perso. Tutto in un lampo, prima darei
tutto, dopo... Il motivo per cui si fanno pagare prima.
Poverette, dover
andare anche con uomini come me.
Non sono rare le volte
che qualcuna mi abbia rifiutato. Essere rifiutato anche da una prostituta penso che
dia l'idea di quanto io possa essere brutto.
Eccone una. Oggi si
vestono come si vestirebbe una ragazza che normalmente va in discoteca. Una
volta andai. Rimasi sbalordito. Come non impazzire per lo spettacolo di tutte
quelle ragazze in magliettine e minigonne? Stivali, calze a rete... Poi mi
dissero che per i ragazzi è la normalità, non ci fanno quasi più caso.
Solo ai vecchi come me
fanno impressione.
Io i giovani non li
capisco proprio.
Giro per la strada. I
loro visi alla fine sono tutti uguali, negli anni si sono alternate, ma vedo
sempre gli stessi volti. Chi spaesata, impaurita, chi altezzosa, che sa il
fatto suo. Quando sono sole telefonano. Forse fanno finta.
Tutte giovani, tutte
con la loro femminilità ai massimi livelli, in offerta.
Ma pochi anni
prima saranno state le cocche di mamma e papà. Saranno andate a scuola, con i grembiulini, avranno giocato con le bambole.
Vorrei urlare loro di
tornare a casa, di tornare dalle famiglie.
Ecco, il mostro sale
sempre di più. Ora il dolore dell'animo è diventato dolore del fisico.
E non cerco più
compagnia. Le vorrei portare tutte a casa mia, dar loro un posto dove lavarsi,
pulirsi da questo mondo schifoso, dormire senza paura di essere aggredite,
derubate. Una piccola base di partenza per cominciare una nuova vita.
Lontano da tutti
questi schifosi. Fuggite, trovatevi una vita diversa.
Fuggite voi che
potete, io non posso più.
"E tu, tutto solo là in disparte?" Vero, non si va
in una sauna per farsi la sauna. Nella nebbia artificiale sentivo ansimare,
ombre che si muovevano, che si attorcigliavano. Perché ero andato in quel
posto? Il sentore di maschio si faceva sempre più forte, e io, dopo una
prima eccitazione, iniziavo a sentirmi spossato. Grasso, peloso, con una
calvizie ormai pronunciata sfoggiando un sorriso laido mi si era
avvicinato. "E tu, tutto solo là in disparte?" Mi mise subito la sua
mano da vecchio fra le mie gambe. Mi ritrassi. "Non fare la scontrosetta,
dai, ci divertiamo un po'" E mentre era chinato su di me, in cerca della
mia intimità, sopraggiunse lui. Non più giovane, ma atletico. Mi guardò
intensamente e sentii il vecchio gemere, lui gli si stava introducendo
dentro. Ci guardammo, intensamente, il suo sguardo mi ammaliava e mi
eccitava. Tutto a vantaggio del pelato che grugniva e godeva. Venni per primo.
Viso, pelata, schiena... arrivai fino a lui. Lui uscì dal vecchio, lasciandolo
quasi tramortito a terra, si avvicinò. I nostri visi rimasero ad una distanza
impercettibile per un infinità di tempo. Sentivo il suo profumo dolce, a quella
distanza vedevo a stento i suoi lineamenti. Lo baciai.
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