ho ricominciato
Sono distesa. Il mio letto, lo conosco benissimo. La mia guancia è poggiata sulle lenzuola pulite, il cuscino è spostato. Mi lascio permeare dal profumo. E' bello, mi ricorda la lavanda.
I capelli della parrucca sono adagiati su un fianco. Completamente nuda, inizio a pensare che forse, in quella posizione riversa, potrei sporcare le lenzuola con il muco del mio pene. Piccolo, moscio, ma la penetrazione prezzolata provoca inevitabili eccitazioni.
Sì, ho ricominciato a prostituirmi.
Lui è Aristide. Grande di età, insoddisfatto dalla vita.
Mi ricordo che devo mugolare, devo muovermi un po'. Forse gli piace, forse se fossi un pupazzo di plastica sarebbe la stessa cosa. Spero di no.
Mi muovo, stringo l'ano, lo sento duro dentro di me.
Mi piace sentirlo dentro di me, mi piace sentire la sua eccitazione, il suo piacere. Sì, continuo a stringere in modo ritmato.
Le sue mani mi ghermiscono il bacino, ora sento che mi afferra il pene e i testicoli.
"E se ti levassi tutto?"
Rispondo con un mugolio.
L'evirazione, la medicalizzazione del cambio sesso, la ricostruzione della vagina... sono chimere.
Almeno, ho iniziato a vederle così.
Ciascuna ha la sua storia.
Per me è tardi. Quello che ho fatto, ho fatto.
Sento che sborra.
Finalmente ha finito.
Si solleva, è distrutto. E' grande, avrà 60 anni. Ma il suo cazzo è ancora capace di diventare duro. Riverso sul letto, il suo pene poggiato sulla sinistra, lo carezzo, gli levo il profilattico, lo bacio.
Il suo sperma è buono. E' una persona che sta attenta all'alimentazione. Almeno, dicono che il sapore dipenda da quello.
"Sai, non so, ormai ci sono abituata". Mi riferisco alla sua domanda, di levare tutto.
"Ma non vorresti diventare donna?"
"Sono come sono, sono tanti anni, non mi faccio illusioni"
"Caspico, non volevo essere invadente".
"Sei stato bene? Lo vuoi un caffè?"
Mi alzo, mi copro con una vestaglia di pizzo. Molto trasparente.
Già, i maschi ci vogliono così: coperte, ma che si veda. Sante e puttane.
Lui invece si alza e mi raggiunge completamente nudo.
Mentre riempio la macchinetta, da dietro, mi abbraccia e mi bacia sul collo. Lo lascio fare. E' un gesto bello. Mi ricorda quando papà lo faceva con la mamma. Forse anche loro, dopo aver fatto l'amore.
Si accorge della mia lagrima, si scosta, ma sembra infastidito.
Va a riprendersi i vestiti, credo.
Sola.
Una cappa mi sovrasta.
Lo vorrei dentro di me. Lo vorrei che mi scopa, felice di godere nel mio corpo.
Torna, è vestito.
"Il caffè è pronto"
"Non ho tempo, si è fatto tardi. Ti chiamo." Mi dà un bacio su una guancia.
Conto i soldi e li sistemo nel mio nascondiglio.
Va via.
Telefono alla mia vicina. "Maria, vuoi un caffè, l'ho appena fatto".
Arriva.
Donna di mezza età. Fa le pulizie nelle scale. Lavora la mattina, dalle 5 alle 10.
"E' stato veloce" Sa ovviamente dei miei appuntamenti, come tutto il palazzo.
"Sì, alle volte vorrei smettere, ma non riesco"
"Soldi, fanno comodo" Ride, le manca un molare.
"Eh, sai, non solo quello."
"Sai Maria, il sesso alla fine è una droga, assuefazione, dipendenza... ma c'è una cosa che mi piace proprio tanto"
"Il cazzo?" Ridiamo
"Sei proprio volgare, lo sai?" continuiamo a ridere.
"Farli godere."
"Ma è facile, loro lo fanno sempre"
"E' vero, per loro è facile, istintivo e non posso nasconderlo. Ma vedere il loro cazzo che diventa duro perché li ho fatti eccitare, mi soddisfa".
"Quindi, una donna, non ti darebbe la stessa emozione"
"Dici, perché non ho questa prova?"
"Sì, perché non avresti la certezza..."
"Ma le donne non sono così scostumate, però si capisce se piace"
Ridiamo.
No, non è per questo motivo. E' che mi piace. Mi piace far eccitare i maschi. Sì, è facile, ma non si posso far nulla. L'analista mi disse che era la mia ricerca dell'affetto di mio padre. Potrebbe essere.
"Sai Marta, lo stai vivendo come un problema, ma non capisco perché. Ti piace questa cosa? Falla. Non sei una ragazzina, sai prendere i tuoi accorgimenti, che problema c'è?"
"Ma tu, Maria, non mi giudichi male?"
"Marta, ma che m'importa. Ho 55 anni, mi ammazzo a pulire i condomini, forse lo farei anche io..." Non finisce la frase.
"Perché non lo fai?"
"Marta, non mi piace."
"Cosa non ti piace"
"Il cazzo, la loro arroganza di quando sono eccitati, non mi piacciono, puzzano, sono caotici, lo infilerebbero ovunque. Sì, anche una come me, lo metterebbero dovunque. E poi, la sicurezza che infonde loro avere il cazzo. Ma chi si credono di essere? Sono solo montagne di muscoli governate da istinti idioti"
Mi sembra più una persona ferita che schifata. Ma forse è solo una mia impressione.
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