"Oggi facciamo una cosa diversa"
"Tutto quello che vuoi Marta, sei la mia maestra"
Oggi è carina, come gli altri giorni, ma la vedo sempre più sicura di sé. La sua femminilità mi fa quasi rabbia. Mi fa rabbia che ora è una graziosa ragazza, floreale, con quell'abito a fiori, la fascetta nei capelli, le calze chiare e le scarpette bianche. Il mio contributo alla sua femminilità è sempre più marginale. Forse le mutandine gliele regalai io.
Mi fa rabbia che ora ha una femminilità che invidio, che mi piace, che vorrei avere e toccare, ma poco fa, prima che si vestisse, mi inculava come un maschio avido di piacere, totalmente centrato sul suo di piacere e, in quel momento, potevo essere chiunque, un sacco bucato, un cane, una scrofa e per lui sarebbe stato lo stesso.
"Bene, allora usciamo"
Cade sulla sedia.
"Fuori?"
"Certo"
"DOVE?!"
"Ma non so, andiamo in un centro commerciale, magari facciamo due passi per il centro"
"E se mi vedono?"
"Certo che ti vedranno, mica vorrai passare inosservata".
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